Villorba, ventenne ucciso dopo un addio al celibato: la Cassazione annulla la condanna
In dubbio i futili motivi: il processo torna ai giudici di Appello che avevano inflitto a Florin Stingaciu vent’anni di carcere

VILLORBA. I giudici della Cassazione hanno annullato la sentenza della Corte d’Appello di condanna a 20 anni nei confronti di Florin Stingaciu, il 28enne rumeno accusato dell’omicidio di Igor Ojovanu, un giovane moldavo ucciso con una coltellata alla schiena la sera del 30 settembre 2018, poco dopo un addio al celibato con gli amici. Due le accuse contestate dalla procura: omicidio volontario aggravato dai futili motivi e tentato omicidio di Stefan Lungu, un amico e connazionale della vittima.
Processo da rifare
L’annullamento della sentenza riguarda il punto dell’aggravante dei futili motivi. Cosa significa questo? Che il processo torna in Corte d’Appello e, cadendo l’aggravante che era stata equiparata alle attenuanti, la pena potrebbe scendere fino ad un minimo di 13 anni e 4 mesi.
Un punto questo di gran lunga favorevole alla difesa, rappresentata dall’avvocato Mauro Serpico, che fin dall’inizio aveva puntato l’arringa sulla provocazione da parte del gruppo di mondavi che in due riprese si trovarono a fare chiasso sotto l’appartamento che il rumeno condivideva con Tatiana Patras, la maîtrasse finita nei guai dopo l’omicidio, per sfruttamento della prostituzione e condannata per questo in primo grado a tre anni di reclusione. Il rumeno, che nel processo di primo grado era stato condannato all’ergastolo e in Appello a 20 anni, potrebbe ottenere dunque una nuova riduzione della pena.
Stingaciu, arrestato dai carabinieri poco dopo il delitto, si trova rinchiuso in carcere da quasi quattro anni. È andata meglio all’amico di Stingaciu, l’albanese Rubin Xhika, che in primo grado era stato condannato del tentato omicidio di Ion Bagrin e delle lesioni ai danni di Stefan Bagrin e Valentin Jeregei ma poi in Corte d’Appello era stato assolto e per questo motivo il suo difensore non ha presentato ricorso per Cassazione.
La festa finisce in tragedia
La sera della tragedia, la vittima, il ventenne Igor Ojovanu, era insieme ad un gruppo di moldavi che quella notte festeggiava un addio al celibato. Avevano da poco terminato una grigliata, organizzata a Breda di Piave e, invece di andare in centro a Treviso come da programma, decisero di fare una tappa a Largo Molino a Villorba a casa del festeggiato Ion Bagrin, il futuro sposo. Una volta giunti a Largo Molino il gruppo si divise. Alcuni salirono nell’appartamento da Bagrin, altri restarono vicino alle macchine e un ulteriore gruppetto persone restò nella piazzetta di Largo Molino a fare festa.
La rissa
La confusione però non piacque a Stingaciu e Xhika che, dal balcone, intimarono al gruppetto di fare silenzio. I ragazzi risposero per le rime. Poco dopo il gruppo si rinfoltì con altri ragazzi. Ne nacque una violenta rissa in cui Ojovanu rimase ucciso e diversi altri giovani feriti. Le rapide indagini dei carabinieri della compagnia di Treviso, coordinate dal pubblico ministero Daniela Brunetti, permisero di ricostruire la mattanza di Largo Molino. Per la procura Stingaciu uccise materialmente Ojoivanu, mentre nei confronti di Xhika, inizialmente oltre al tentato omicidio di Ion Bagrin, il festeggiato, e le lesioni a Valentin Jereghei, era stato contestato anche il concorso morale nell’omicidio di Ojovanu.
La richiesta del pm
Ragione per la quale al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto per entrambi la condanna all’ergastolo. Il giudice di primo grado, Gianluigi Zulian, condannò Stingaciu all’ergastolo e Xhika a 10 anni di reclusione. Ma già in Appello le pene vennero notevolmente ridotto. Xhika fu assolto dalle accuse di tentato omicidio e lesioni (ebbe solo una lieve condanna per il porto ingiustificato del coltello all’esterno dell’abitazione di Largo Molino), mentre Stingaciu fu condannato a 20 anni.
Già in Corte d’Appello i giudici avevano rilevato la provocazione dei moldavi ma applicarono al rumeno l’equivalenza tra le attenuanti e l’aggravante dei futili motivi. Con l’annullamento della sentenza in Cassazione sul punto dell’aggravante dei futili motivi, Stingaciu ha l’opportunità di vedere diminuire ulteriormente la pena definitiva.
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