Vigneti, quotazioni in calo fino al 20% ma un ettaro di Cartizze supera il milione

La quotazione dei vigneti di Prosecco, Docg, Doc o Asolo che sia, è sempre alta, ma in flessione. Del 10, anche del 20% rispetto a due anni fa. Si è contratta la domanda, è la spiegazione che viene data nei Consorzi. «È anche vero, però – testimonia Angelo Moschetta, commercialista, titolare dell’omonimo studio di Pieve di Soligo – che proprio la diminuzione del valore ha riacceso l’interesse degli acquirenti, tra i quali tanti stranieri, cinesi compresi, e produttori di altri vini interessati a diversificare l’offerta».
cartizze e docg
Un ettaro di Cartizze non viene ceduto a meno di un milione l’ettaro, anzi un milione e 200 mila. Ma in vendita non c’è, al momento, neppure un metro quadro dei 107 ettari. Il territorio Docg Conegliano Valdobbiadene è, invece, un mercato ancora aperto. È recente, ad esempio, l’acquisto da parte di un’azienda di Paesi di circa 3 ettari a San Pietro di Barbozza. I prezzi? Se fino all’anno scorso il borsino spaziava tra i 400 ed i 450 mila euro all’ettaro (dati Wine news), ora si va dai 30 ai 40 euro al metro quadro. «Il valore è più alto per le Rive, soprattutto quelle soleggiate – spiega Bernardo Piazza, un’istituzione nel mondo del Prosecco –, purché non siano troppo eroiche, cioè non richiedano eccessivo lavoro». Un ettaro di bollicine del Superiore rende poco più di 14 mila euro a vendemmia, qualche anno fa era più generoso, vicino ai 18 mila euro. Ma un ettaro in pendenza richiede circa 700 ore di lavoro, anche 800, quindi la sua convenienza non è sempre apprezzata.
il prosecco doc
Poi c’è il Doc, che fino a due anni fa veniva dato anche 300 mila euro all’ettaro, ma che nel 2019 era sceso a 240-270 euro il metro quadro. E che oggi ondeggia tra i 180 ed i 240 euro. Il valore dipende, anche in questo caso, dal territorio. Le colline coneglianesi o vittoriesi, quelle di Colle Umberto e Cappella Maggiore sono avvantaggiate sicuramente rispetto a quota zero. «È pur vero - afferma Piazza - che il triangolo Oderzo-Vazzola-Fontanelle per la sua storicità ha indubbiamente un valore aggiunto». E lo stesso Piazza definisce coraggioso l’investitore che preferisce il Prosecco ad altre attività. «In questo settore il capitale viene ammortizzato in 20 anni, a volte anche in 30. Quindi bisogna avere pazienza. Chi ci mette i soldi lo fa per passione». Ma se le bollicine hanno un valore così pesante perché si trovano ancora proprietà in vendita? Moschetta spiega che il più delle volte il distacco è dato da problemi di famiglia; dall’anziano genitore che non ce la fa più a condurre l’azienda e dal figlio che ha interessi diversi; dallo straordinario sforzo di lavoro che certe Rive impongono e dalla remunerazione che spesso è insoddisfacente.
il business dall’estero
L’investitore straniero, sia pure quello cinese, è di solito risparmioso e fa un passo indietro quando si trova davanti a richieste esagerate. Secondo l’ultima indagine di WineNews, emerge al top assoluto il Barolo, che si conferma “re” dei vini italiani, anche nei valori dei terreni, ormai ai livelli dei territori più prestigiosi del mondo, come Borgogna o Bordeaux: nelle Langhe patrimonio Unesco, un ettaro iscritto alla Docg del più importante rosso piemontese viaggia su 1, 2 milioni di euro ad ettaro, Stessa dinamica seguita dal Barbaresco, con quotazioni, però, ben inferiori, sui 600 mila euro ad ettaro. —
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