Ponte di Vidor, il progetto slitta di sei mesi. Raffica di integrazioni chieste dai Comuni
Viadotto più costoso e complesso, lavori della Commissione Via provinciale rinviati a fine anno per dare risposte agli enti

Non soltanto molto più costoso del previsto, con quaranta milioni di euro aggiuntivi e tutti da trovare. Il nuovo ponte sul Piave di Vidor è anche un progetto più complesso del previsto, se non altro in questa fase preliminare.
Dopo l’avvio dei lavori per la Valutazione di impatto ambientale in Provincia, il 3 luglio dello scorso anno, Veneto Strade (la società regionale incaricata del piano) nelle ultime settimane si è vista costretta a chiedere una sospensione dei lavori per 180 giorni. Del progetto se ne riparlerà a fine anno, probabilmente a novembre, se la società sarà riuscita a dare risposta a tutti gli approfondimenti di indagine chiesti dai vari enti al tavolo: dai Comuni all’Anas, dalla Regione stessa alla Soprintendenza.
Sospensione dei termini
«Vista la complessità nel reperire tutte le informazioni necessarie a ricostruire le tematiche su materie di vario genere» ha scritto in una nota ufficiale Veneto Strade, «al fine di ottemperare alle richieste si richiede una sospensione dei termini».
Di qui i 180 giorni, «per la presentazioni delle integrazioni progettuali richieste». Nuove tavole e nuovi studi che vanno a unirsi alle 63 pagine di relazione di progetto corredate di una trentina tra documenti tecnici e studi presentate l’anno scorso. Documenti che sono di fatto già il risultato di una variante al primo progetto del 2015, e che attraversando anni e crisi impongono ora anche una revisione costi della grande opera (1.900 metri di viadotto, più 1.200 per parte di nuova viabilità sui due lati del ponte) da 80 a 120 milioni di euro.
Chi ha chiesto cosa
Le integrazioni chieste sono di diverso tipo e provenienza. Ne citiamo alcune. L’autorità di Bacino ha chiesto di integrare il progetto con le informazioni relative al Piave desumendole dal secondo aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque, il che presuppone di rifare tutti i conti.
La Soprintendenza ha chiesto: un report fotografico completo dello stato di fatto dell’intera area di intervento, corredato da planimetrie dei coni visuali; le foto simulazioni realistiche dell’inserimento dell’opera; la loro relazione con il paesaggio circostante e con gli edifici di maggior pregio storico (in particolare da via della Ghiaia in prossimità dell’oratorio di Villa Paccagnella Covolo).
Infine ha sottolineato come «non «ritiene esaustivo lo studio di impatto ambientale in corrispondenza di Villa Paccagnella». Vidor, Pederobba e Cornuda hanno presentato un set di osservazioni comuni in tema di acustica, impatto ambientale e urbanistico facendo però due distinte richieste aggiuntive.
Per Vidor la soluzione di evidenti incongruenze urbanistiche con altri progetti che gravitano in terreni circostanti alle opere complementari; per Cornuda di integrare il progetto con la previsione di idonee opere di allargamento lungo la Sp 84. Pederobba chiede di rifare i progetti di alcune opere complementari e di considerare il Parco Attrezzato Fluviale in località Barche non previsto nel piano.
Crocetta: si confronti un piano b
In una lunga missiva che parte chiedendo le stesse integrazioni di studio di Vidor e Cornuda, il Comune di Crocetta ha chiesto il report degli espropri; l’elenco delle interferenze urbanistiche ma soprattutto (oltre ad altro) «una valutazione approfondita dell’impatto ambientale della scelta progettuale, con particolare attenzione al confronto tra un ponte planimetricamente curvo e uno rettilineo» comparando costi e impatti. Da sola una richiesta non da poco.
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