Viaggio nelle notti delle sniffate
Ricky Bizzaro, musicista, deejay, uomo della notte anche per mestiere, accetta di parlarne. Coca, feste, locali e “belle” compagnie.

Si sa, ma è difficile tirar fuori un’intervista con nome e cognome. Lui accetta e spiega: «Parlarne serve. Spezza una catena di “tutto va bene”. Se non altro per i nostri figli: avete sentito cos’ha detto Benigni ai giovani? Ha detto: “Non cercate scorciatoie e droghe solo perché avete momenti di incertezza, di paura. Sono quelli i momenti in cui siete più straordinariamente umani”. Ci credo. Così ci metto la faccia».
Bizzarro, quella era roba destinata al Capodanno?
«Sì, quella delle feste di Natale arriva i primi giorni di dicembre. E’ una tradizione. Nuova, ma tradizione».
Destinata ai ricchi, a chi?
«La coca ancora divide le classi, almeno in teoria. Diciamo che divide due concezioni diverse della vita. Certo i media aiutano: se Kate Moss viene beccata con la coca e viene dipinta come una bricconcella, e poi, dopo due mesi, ha un contratto pubblicitario ancor più miliardario, il messaggio è chiaro. Ma la cosa è precedente: siamo cresciuti con l’idea delle narici d’oro di Agnelli... Il fatto è che ad aspettare questa fornitura c’erano ricchi veri, avvocati professionisti, ma anche rappresentanti e perfino muratori che vogliono sembrare altro, essere partecipi di giri più alti di loro. Gente con il Suv comprato, in leasing o... sempre da ordinare, gente che quest’estate il tavolo al King’s lo vorrà, come simbolo».
E il muratore come fa?
«Fa fatica ma fa. Fa che compra la roba e la porta a tutti. Gli altri la comprano in cooperativa, magari da lui. Per alcuni è una bazzecola, per altri meno, ma lui si tiene la sua parte. Senza fare nomi e cognomi, li conoscono in tanti».
Il muratore parificato: bella figura.
«Molti dei mureri, per farsi accettare da quelli che possono più di loro, o possono almeno sembrarlo, arrivano con il sacchetto in tasca. A quel punto sono i benvenuti, salvo quello che si dice alle loro spalle. E salvo quando arriva il momento difficile, in cui gli altri, dopo averli usati, possono far finta di non conoscerli e scaricarli senza tanti rompimenti di palle. In due minuti ridiventano “quelli che puzzano di Denim after shave” e su cui si fanno le battute».
Considerazioni morali?
«Zero. Non voglio farne, sarebbe troppo facile e stupido. Il guaio è che le fanno i diretti interessati. Ci sono padri che la comprano, la coca, pronti poi a fare la morale ai figli. Sono gli stessi che anni fa, se ci vedevano far le canne, si scandalizzavano e alzavano il dito. Il bello è che loro hanno incominciato a quarant’anni, stremati dall’esigenza di essere sempre efficienti, vincenti, quando invece avevano e hanno un sacco di rogne e di pensieri. In casa, sul lavoro, nella vita di relazione».
Si parla di giovani-bene, di ragazzi viziati.
«Troppo facile. Contrariamente a quello che pensano le beate anime, la coca gira molto meno all’Artistico che al Classico o al Pio. C’è molta meno coca tra la gente che ascolta il rock che tra quella che ascolta house music. E, comunque, a far rifornimento per le feste sono più gli over 40. Eccola là, l’hanno sequestrata? Un mese prima è già corsa agli armamenti. Ma la pitura (i soldi ndr) c’è. E se hanno sequestrato due chili e mezzo, quanti basterebbero per far la neve al presepio del Duomo, poco importa. Si rifà la colletta e Capodanno sarà come si deve».
Ma non stiamo parlando di carciofi, la cocaina è una droga. E’ così semplice?
«La cocaina è una droga, ma una droga che te fa bèo. Anzi, se la prendi tu e la prendo io, ci diciamo che siamo belli, bravi, sessualmente potentissimi. Guai a trovare dall’altra parte uno che non la tira: fai la figura di quello che ulula alla luna, non sei nemmeno comprensibile. A volte li ascolto per un po’, ma quando mi risveglio dal torpore gli chiedo: ma cosa stai dicendo, da dove siamo partiti, dove vuoi arrivare? Però basta essere tra noialtri béi e tutto pare normale. Chi si fa di eroina, va con la testa bassa. Chi si fa di cocaina tiene la testa alta».
E chi si fa di “fumo”?
«Ride sempre. Il fatto è che la coca è comune e inconfessabile, macina persone, famiglie, storie. Come quelli che si mangiano i soldi con le macchinette dei videopoker: i due fenomeni sono molto simili. Anche lì, meteore, gente che a un certo punto sparisce, si chiude in casa: quelli del videopoker perseguitati dai creditori, quelli della coca perseguitati anche da sè stessi e dalle loro paranoie».
E alle feste, di notte, c’è sempre.
«Massì, e non solo per le feste. Due che si incontrano e uno dice all’altro “Ho due ragazze per stasera” e si sente rispondere “io ho un po’ di coca, che così la serata viene da dio”: è abbastanza normale. Certo, se anche le ragazze tirano, è più difficile che diano, a quei due, i brutti voti che si meritano a letto. Ma non è solo la festa, non è solo il disco bar o la discoteca. La buona borghesia la cocaina la consuma in casa, la festa è lì. Il bello è che gli stessi, se portati per locali, si mettono a caccia di un tiro come dei pori grami e sembra che non ci sia altro».
Dunque, per Capodanno?
«Ne arriverà altra. Spenderanno qualcosina di più, ma non se la faranno mancare».
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