Via agli scavi archeologici sul pendio di Montaner

Il “mistero” delle pietre ritrovate nei mesi scorsi La Soprintendenza dà il via ai lavori: potrebbe trattarsi di una torre medievale
Francesca Gallo

SARMEDE

Al via gli scavi archeologici sul pendio tra Rugolo e Montaner. Serviranno a svelare il “mistero” dei sassi e dei materiali storici emersi a inizio anno. L’ipotesi più suggestiva è che possano appartenere all’antico castello dei Conti da Montanara, noti come Caminesi. Compito degli scavi, eseguiti a mano, vista la delicatezza del sito, trovare le prove che suffraghino questa ipotesi. Saranno effettuati da una ditta specializzata a cui la Soprintendenza ha affidato la delicata operazione. L’intervento durerà circa tre settimane. I lavori saranno seguiti dall’archeologa della Soprintendenza Cinzia Rossignoli. «Potrebbero venire alla luce i resti di una torre», ha spiegato ieri la funzionaria, «o di un edificio più ampio, comunque una struttura di avvistamento e di fortificazione, si presume di età medievale».

L’area interessata è di circa 400 metri quadrati, già delimitata con recinzione. «Nei giorni scorsi è stato allestito il cantiere archeologico e c’è già stato un sopralluogo con una prima verifica da parte dell’impresa», ha spiegato il sindaco di Sarmede Larry Pizzol, «Ora si procederà con saggi a trincea, su zone dove gli archeologi credono possa emergere qualcosa d’interessante. In pratica, verranno fatte delle verifiche a campione, non si scaverà su tutta l’area».

C’è curiosità tra gli studiosi su cosa possa emergere sotto la coltre di terreno. La zona interessata è quella dove la tradizione vuole sorgesse un castello, una torre o dei sistemi di avvistamento, risalenti alla famiglia Da Camino. Tutto è partito dal ritrovamento di alcuni “sassi particolari”, durante i lavori per mettere in sicurezza la Provinciale 151 dalle frane. Durante il disboscamento di un pezzo di montagna tra Rugolo e Montaner erano emerse delle pietre storiche. Ulteriori indagini con il georadar avevano confermato che nello strato sottostante, a una profondità di circa due metri, si troverebbe altro materiale. Per questo è stata coinvolta la Soprintendenza e si è dato via all’iter per fare indagini archeologiche vere e proprie. —

francesca Gallo

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