Vent’anni di progetti perduti per la Filatura San Lorenzo «Ora uscire dall’abbandono»

VILLORBA. L’ultima rappresentazione del suo glorioso passato è la grande insegna, issata sul tetto e ancora quasi intatta: il resto è una distesa di coperture fatiscenti, reti sfondate e una vegetazione che soffoca, oltre ai fabbricati, i ricordi del passato industriale. La Filatura San Lorenzo, giusto al confine fra Venturali di Villorba e Visnadello di Spresiano, lambita a nord dal canale Piavesella, è uno dei simboli dell’abbandono industriale nella Marca.
Sono naufragati tutti i progetti di riqualificazione, che prevedevano aree verdi, parcheggi e nuove residenze. Tramontana anche l’idea di farne un campo per giocare con i fucili ad aria compressa.
Lo scheletro di ruggine e cemento è abbandonato da più di vent’anni. Quasi oltraggioso assistere a un simile spettacolo di desolazione: 18.799 metri quadrati completamente abbandonati.
Diverso naturalmente il suo passato. I locali dell'ex filatura conoscevano un solo rumore, quello degli ingranaggi tessili che funzionano a pieno regime. Ora è soltanto il cigolare delle arruginite reti metalliche, sospese nel vento. Gli operai lavoravano con i piedi bagnati, perchè l'ambiente di lavoro doveva rimanere molto umido: altrimenti i delicati fili si sarebbero spezzati, mandando in fumo ore di lavoro di una catena produttiva che non conosceva soste. Ma tant'è: nell'immediato dopoguerra, ciò che contava era portare a casa il pane e il lavoro alla San Lorenzo era un dono che non si poteva rifiutare.
Poi, quasi all'improvviso, la chiusura. Sul finire degli anni 90 la crisi e il cuore della filatura San Lorenzo ha smesso di pulsare. Abbassate le serrande, si alzava il muro della vergogna: quasi 20 mila metri quadrati di superficie lasciati in balia di sè stessi, a degradarsi giorno dopo giorno, tanto da meritare un posto nella rassegna fotografica sulla crisi industriale nel trevigiano, «Vuoti a perdere?», curata dalla Cgil nel 2014. Qualche opera di bonifica è stata fatta, ma si tratta di ordinaria amministrazione: dalla riparazione delle reti allo sfalcio dell'erba, alla rimozione degli elettrodomestici abbandonati dai soliti ecofurbi.
Nulla, però, che abbia consentito di affermare che l'ex filatura avesse un futuro, nonostante il Piano di Assetto del Territorio in mano al Comune di Villorba la classifichi come «area di riqualificazione e riconversione» e «contesto destinato alla realizzazione di un programma complesso».
Un programma che, comunque, non potrebbe realizzarsi in tempi rapidi. Complice la crisi del mattone, le due società proprietarie del fondo, Bordin Investimenti srl e Faro immobiliare spa, sono fallite. I progettisti, liquidati.
Tutta l'area su cui sorge l'ex filatura, ad oggi, risulta oggetto di una esecuzione immobiliare gestita dal tribunale di Treviso. In altre parole, manca la disponibilità del sito: il che significa che ogni eventuale progetto di riqualificazione non potrà andare in porto prima che il tribunale si pronunci. Nel 2002 le società proprietarie presentavano un Piruea ai Comuni di Villorba e Spresiano proponendo la costruzione di un unico edificio a sette piani: la giunta Scattolon cassò il progetto.
Nel 2004, la proprietà aveva richiesto ai due Comuni la concessione edilizia per la ristrutturazione del fabbricato, ma mentre da Spresiano era arrivato l'ok, l'amministrazione di Villorba, dopo un primo sì, aveva sospeso il proprio parere: la proprietà, allora, aveva richiesto al Comune un risarcimento di 1 milione e 187 mila euro. Tutti i progetti sono rimasti: a seppellire l'ex filatura, più che le erbacce, sono state le parole.
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