Vandalismi e bivacchi dentro villa Rigamonti

mogliano
Vandalismi e bivacchi all’interno di villa Rigamonti a Campocroce: la soprintendenza conferma le preoccupazioni del comitato “Salviamo il Paesaggio” e richiama i proprietari per la messa in sicurezza. Sarebbero a rischio anche le reliquie di Santa Pulcheria. Purtroppo i timori espressi nelle scorse settimane, riguardo ai probabili danneggiamenti all’interno del monumentale complesso del ‘700, hanno trovato conferma nel corso di un sopralluogo effettuato dalla polizia locale di Mogliano e trasmesso all’ente ministeriale di tutela dei beni storici.
Villa Rigamonti fu vincolata dalla Soprintendenza nel 1964. Proprio da quel periodo, fino al 2007, l’intera tenuta fu di proprietà dell’Israa di Treviso. Attualmente gli 862 mila metri quadrati di terreno agricolo e gli immobili storici sono di proprietà della società Agricola Prima, che risulta in liquidazione fin dal 2018, affidata al commercialista Francesco Loero. È in particolare al professionista veneziano che si rivolge il soprintendente richiamando all’obbligo di conservazione in carico ai detentori di beni culturali e segnalando le numerose criticità emerse: «evidenti atti di vandalismo, tra cui annerimenti degli intonaci; danneggiamento di stucchi su pareti e soffitti; scardinamento di scuri e rottura di infissi originali, segni di bivacco; estesi danni».
C’è poi il rischio di manomissione delle reliquie della santa (riesumate nel 1671 dalle catacombe di Priscilla) che sono conservate nell’altare dell’Oratorio all’interno di un reliquiario ligneo: «Considerato il rilevante valore religioso e culturale delle reliquie e valutato il potenziale interesse archeologico e antropologico (Santa Pulcheria muore nel 453 d.C.) si intima alla proprietà di provvedere immediatamente al loro spostamento temporaneo in luogo idoneo e sicuro». Si ipotizza in forma propositiva il possibile accoglimento delle reliquie da parte della Diocesi di Treviso ed in particolare nella vicina chiesa di Campocroce. «Una volta assunti gli obblighi di messa in sicurezza (che sono in parte già avvenuti, ndr)» conclude il soprintendente «si auspica la programmazione di interventi conservativi che possano fermare il degrado di strutture e apparati decorativi». Si spera, come per villa Franchetti di proprietà della Fondazione Cassamarca, che anche questi solleciti non cadano nel vuoto a danno della grande eredità di beni culturali di cui è ancora puntellato il territorio trevigiano.—
M.M.
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