Abusi sulla nipote disabile: condannato a 6 anni
Un operaio di 59 anni di Valdobbiadene era accusato di averla palpeggiata e baciata in due diverse occasioni nella casa di famiglia a Caerano. A denunciarlo era stata la nonna

Sei anni e sei mesi per gli abusi sulla nipote ventenne, sofferente di disagi psichici. È la condanna inflitta dai giudici del collegio, presieduto da Laura Contini, ad un operaio 59enne di Valdobbiadene, finito a processo dopo aver molestato e abusato della nipote, in due distinte occasioni, un paio d’anni fa, nell’abitazione di famiglia a Caerano.
Due gli episodi contestati. Il primo era avvenuto il 22 luglio del 2022 e sarebbe consistito in pesanti palpeggiamenti nella parti intime della ragazza. Il secondo risale al 4 agosto successivo durante il quale, secondo l’accusa, lo zio avrebbe dato baci alla giovane. Questo secondo incontro era stato registrato dalla ragazza.
A denunciare il fatto era stata la nonna della giovane, dopo aver sentito una confidenza della ventenne che in lacrime le aveva raccontato quello che era successo nell’abitazione della famiglia, una cui porzione appartiene al 57enne di Valdobbiadene.
La nonna, che più volte l’aveva avvertita di stare alla larga dallo zio, non ci pensò due volte e decise di andare con la ragazza a denunciarlo nella caserma della compagnia dei carabinieri di Montebelluna.
Vista la gravità dei fatti, il caso fu subito segnalato in procura, con la priorità del “codice rosso”. Il sostituto procuratore della Repubblica Davide Romanelli, dopo aver letto l’informativa dei carabinieri, chiese al giudice delle indagini preliminari di disporre la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla nipote.
La macchina della giustizia ha poi fatto il suo corso fino al processo che è iniziato nel giugno del 2023. Tra i testimoni, sentiti dai giudici, c’erano anche la madre e la nonna della giovane molestata. Quest’ultima invece era stata sentita in un’udienza della primavera del 2024. Una testimonianza molto sofferta, quella della ragazza, che aveva avuto molte difficoltà ad esprimersi per la tensione e l’emozione.
Nel corso della requisitoria il pubblico ministero Romanelli aveva chiesto una condanna a 6 anni e 6 mesi, contestando che la parte offesa non aveva consapevolezza di quanto stava accadendo. Da qui la contestazione di violenza sessuale mediante abuso dell’inferiorità psichica della parte offesa.
La difesa aveva chiesto l’assoluzione, sottolineando anche l’anomalia della registrazione del secondo incontro.
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