Va in pensione don Aldo il parroco dell’ospitalità

Domani ultima messa a Paderno, per 15 giorni basta accoglienza in canonica «Ho iniziato con i musulmani per il Ramadam, poi i migranti in fuga dalle guerre»
PUCCI PONZANO IL PARROCO DI PADERNO DON ALDO DANIELI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
PUCCI PONZANO IL PARROCO DI PADERNO DON ALDO DANIELI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

PONZANO. Se ne va in pensione don Aldo Danieli, il parroco di Paderno di Ponzano. Era arrivato per la prima volta 28 anni fa. È il prete trevigiano che per primo ha aperto le porte ai profughi all’alba dell’emergenza degli sbarchi, mettendo loro a disposizione il palazzetto che sta dietro la chiesa, battezzato non a caso “Pala Aldo”. 1.400 metri quadrati di buona volontà, costruito quando aveva solo in mente di far posto ai bambini del catechismo e alle famiglie in festa. Don Aldo non ha chiuso la porta nemmeno quando a bussare in canonica per chiedere qualche stanza si sono presentati prima gli immigrati musulmani per pregare durante il Ramadan; poi le comunità nigeriane e ghanesi anglicane per celebrare le funzioni. E infine i bambini figli di immigrati nordafricani, pronti a imparare l’arabo all’ombra del campanile della chiesa la domenica mattina. A tutti don Aldo che ha fatto dell’ecumenismo il suo credo ha sempre risposto: «Il posto c’è».

Ma a 77 compiuti e dopo 53 anni di servizio pastorale il sacerdote è pronto a celebrare domani la sua ultima messa da parroco. Prima di caricare nella sua auto l’ultimo pacco del trasloco, per andare a vivere in un appartamento in città.

Don Aldo, quando ha celebrato la sua prima messa?

«Sono stato ordinato sacerdote il 2 settembre del 1962. Sono entrato in seminario in quinta elementare perché nel paese dove sono nato, a San Gaetano di Montebelluna, la quinta non c’era. Poi terminato il liceo mi sono laureato in Lettere classiche. E infine gli studi di teologia».

MOSER PADERNO DON ALDO DANIELI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
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Ancor prima di salire all’altare ha preso posto in cattedra come professore di Italiano, Latino e Greco. I sui ricordi da prof?

«Ho insegnato dal ’67 al ‘75 al Collegio Pio X. Per poi passare tre anni al liceo classico di Montebelluna. Infine dal ‘78 al 2.000 ho sempre lavorato al liceo Canova di Treviso. A 62 anni, dopo 40 anni di servizio sono andato in pensione».

E il suo primo giorno da parroco di Paderno?

«Per dieci anni non avevo avuto nessun incarico ufficiale. Poi nell’86 il mio amico, don Guido Farrelli, che era parroco a Paderno, decise di andare in missione e mi chiese di prendere il suo posto. Anche l’allora vescovo Antonio Mistrorigo mi domandò la stessa cosa. Così diventai l’archetipo del professore che faceva pure il parroco».

Quando cominciarono ad arrivare in parrocchia gli immigrati?

«Quando abbiamo costruito l’oratorio quindici anni fa. I primi sono stati i musulmani che sono venuti a chiedermi di poter pregare per il Ramadan. E ho fatto loro posto sotto un tendone che avevamo a disposizione».

E da lì sono cominciati i primi guai con la Lega, partendo dall’allora sindaco Gentilini?

«La polemica con qualcuno dei sindaci e politici leghisti è cominciata proprio allora. Erano contrari alla scelta mia e del consiglio pastorale di accogliere i musulmani perché ribadivano la purezza della religione e della razza. Pure l’allora vescovo Andrea Bruno Mazzocato mi chiese di chiudere tutto. Abbiamo ricominciato a far di nuovo posto agli immigrati per il Ramadan tre anni dopo. Di seguito ci hanno chiesto spazi nell’oratorio anche i protestanti luterani per le liturgie. Da allora sono diventato, oltre che il parroco di Paderno, anche il parroco a chilometro zero degli africani che vengono qui per pregare».

E poi l’emergenza profughi.

«Nel 2011, quando cominciavano ad arrivare i primi profughi e a Treviso e non sapevano dove accoglierli. durante un incontro con il prefetto di allora fu l’ingegnere che aveva realizzato il progetto del Palazzetto, Nicola Micele (oggi a capo dei Vigili del fuoco) a fare il mio nome per far posto a un gruppo di 50 profughi. Poi hanno iniziato a portare le brande e il cibo e tutto ciò che serviva. La mia parrocchia ha messo solo a disposizione la struttura».

Quando ha accolto l’ultimo gruppo di migranti?

«L’ultimo gruppo è arrivato il 21 settembre ed è rimasto fino al primo ottobre. Per ripulire gli spazi che il giorno prima avevo messo a disposizione a un gruppo di immigrati per una festa sono rimasto in piedi fino alle cinque del mattino. Ma starei sveglio fino alle 5 anche se arrivasse il Papa. Perché non posso farlo per i profughi? Sono pronto ad accogliere i miei superiori con amore. Ma sono pure disposto a far posto ai profughi con un pizzico di amore in più, perché per me rappresentano Cristo».

E ora che va in pensione le porte continueranno a restare aperte?

«Per due settimane fino a quando non prenderanno posto i due nuovi parroci incaricati per le parrocchie di Ponzano, Paderno e Merlengo tutto verrà sospeso. Poi decideranno loro cosa fare. Ma iI migranti continueranno ad arrivare. In questo mondo globalizzatodobbiamo anche saper cedere un po’ della nostra fetta di torta».

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