Va in Brasile ma tiene la pensione: emigrante condannato a sei mesi

CONEGLIANO. Torna a vivere in Brasile ma non lo comunica all'Inps, continuando a percepire un assegno sociale. Per questo è stato condannato a sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, perché per quasi tre anni, pur essendo tornato a vivere in Brasile, suo Paese natale, avrebbe mantenuto volutamente la propria residenza a San Fior per continuare a percepire l'assegno sociale di cui era destinatario.
Un reddito mensile non di notevole quantità, ma che fino al momento in cui è stato scoperto ha permesso di fruttargli un totale di 16.875 euro. Denaro, secondo l'accusa, versato dall'Inps a un 83enne nato a Nova Veneza, un comune di 12 mila abitanti nello stato di Santa Catarina in Brasile, che non ne aveva diritto. I giudici lo hanno dichiarato colpevole di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. I fatti finiti al centro della causa risalgono ormai a diversi anni fa dopo che l’anziano era tornato a a vivere in Brasile senza però comunicarlo all’ente di previdenza sociale che gli ha comunque versato la pensione. Con questo trucchetto, secondo l’accusa, l’uomo si sarebbe intascato indebitamente quasi 17 mila euro. Il protagonista della vicenda, Anibal Corneo, 83 anni, è finito a processo con l'accusa di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (si tratta del reato previsto dall’articolo 316 ter del codice penale). Il “gioco” gli è riuscito per quasi tre anni nonostante fosse tornato nel suo Paese d’origine. Mantenendo la residenza a San Fior avrebbe continuato a ricevere il denaro che, secondo l'accusa, non gli era più dovuto e che ora è stato chiamato a restituire. La Procura di Treviso infatti, dopo la segnalazione giunta dalla sede coneglianese dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, ha avviato le indagini chiedendo e ottenendo che il brasiliano, nato a Nova Veneza, finisse a processo per rispondere del reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Un reato che prevedeva una pena, in caso di condanna, che va dai sei mesi ai tre anni di reclusione. Dell'anziano non si hanno più notizie da quando ha lasciato l'Italia, ormai quasi quattro anni fa. Il processo si è aperto nel settembre del 2014 ma era stato subito rinviato per un errore di procedura: la tipologia di reato infatti prevedeva che a giudicare l'uomo sia un collegio e non un giudice monocratico.
E ieri l’intera vicenda è arrivata a conclusione con la sentenza di primo grado che ha visto per l’anziano una condanna a sei mesi con sospensione condizionale della pena. Con ogni probabilità la sentenza sarà comunque impugnata una volta che saranno rese note le motivazioni della condanna.(g.b.)
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