Usa e Giappone contro Ufo Ecco la nuova Pearl Harbor

Una spettacolare battaglia navale tra cacciatorpedinieri e mega-astronavi aliene Inedita commistione di generi con qualche eccesso di retorica. Ma il film funziona

«Il giorno dell’infamia». Così il presidente Usa Franklin Delano Roosevelt definì la battaglia di Pearl Harbor. Il 7 dicembre 1941 le forze aeronavali giapponesi attaccarono la flotta e le installazioni statunitensi stanziate nella base navale delle isole Hawaii. L'operazione fu attuata in assenza della dichiarazione di guerra da parte giapponese, e questo provocò l'ingresso nella Seconda Guerra Mondiale degli Stati Uniti, sviluppando in una parte dell’opinione pubblica americana un odio viscerale verso il Sol Levante. Settant’anni dopo, il film di Peter Berg ha il valore di una piena riconciliazione morale tra i due Paesi. Perché a guidare la flotta navale internazionale impegnata in un’esercitazione nell’Oceano Pacifico contro l’improvviso attacco delle astronavi aliene sono proprio un americano, il tenente Alex Hopper (interpretato da Taylor Kitsch) e un giapponese, il capitano Nagata (Tadanobu Asano). All’inizio avversari e rivali (il precedente storico non viene mai evocato esplicitamente, ma non mancano le allusioni), ma poi grandi alleati e infine amici per la pelle. Il film ha almeno tre chiavi di lettura e, al di là di qualche eccesso di retorica a stelle e strisce (la volontà di rivincita rispetto alla battaglia del 7 dicembre 1941 è evidente), ha certamente l’effetto di non distrarre gli spettatori. Intanto, i personaggi: c’è il ragazzo scapestrato e privo di futuro che, in nome dell’amore per la bellissima Samantha (Brooklyn Decker), si arruola in marina e diventa un leader. E ci sono pure un militare protesizzato alle gambe che passa dalla depressione all’eroismo puro, e i reduci della leggendaria corazzata Missouri che, al momento del bisogno, si riscoprono efficientissimi marinai. Sul piano della trama, l’invasione aliena non è molto diversa nei modi e negli intenti da una vasta letteratura fantascientifica e dai cartoni made in Japan (da Goldrake in poi, per intenderci), con qualche misurata concessione ai generi horror e grottesco. Sul piano storico, il film è una rilettura politicamente corretta di Pearl Harbor in nome di una nuova pacificazione internazionale. La pellicola funziona, non lesina effetti speciali e inchioda alle sedie senza concedere distrazioni. Da segnalare l’esordio da attrice della cantante Rihanna.

Franco Allegranzi

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