Una storia gloriosa di passione e tenacia I nostri alpini sognano il raduno Triveneto

Trevigiani in ballottaggio con Belluno per l’appuntamento del 2021 Sarebbe la celebrazione ideale per il centenario della fondazione 

penne nere

Il 5 ottobre a Conegliano i presidenti alpini del Nordest decideranno quale delle due Sezioni, tra Treviso e Belluno, ospiterà nel 2021 il raduno triveneto, il più importante appuntamento dopo l’Adunata nazionale. Per il capoluogo della Marca sarebbe l’occasione di celebrare in modo speciale il centenario di fondazione. Il giovane presidente Marco Piovesan non intende accendere polemiche, «non fanno parte dello stile alpino», né tirare per la giacchetta dirigenti o amministratori nonostante si sappia che i sindaci hanno grosso peso nella decisione finale, in base al loro atteggiamento che può essere tiepido o caloroso. Mario Conte, pur non avendo indossato il cappello con la penna durante la naja come i predecessori Gentilini e Manildo, ha nel cuore gli alpini, i loro valori, lo spirito disinteressato di solidarietà.

Dunque sono molti i fattori che porterebbero a Treviso, che già si è dimostrata in grado, durante l’Adunata nazionale del 2017, di sapersi organizzare al meglio per accogliere migliaia di persone. Del resto la città custodisce una storia alpina importante, fin dall’anno di fondazione del corpo speciale di montagna, il 1872, quando Treviso fu scelta come sede per la formazione di una delle 15 compagnie alpine che poi nella Grande Guerra mostrarono il loro valore in situazioni terribili, tra la neve e il ghiaccio, sepolti in trincea, logorati dalle guerre di posizione. In queste condizioni si cementarono legami e amicizie che non potevano essere dispersi. Così nel 1921, tre anni dopo la fine del terribile conflitto, a Treviso i reduci decisero di aprire una tra le prime Sezioni d’Italia (quella nazionale era stata inaugurata a Milano nel 1919). L’invito partì da un annuncio pubblicato sulla stampa locale, tra i promotori c’era il medico montebellunese Guido Bergamo, l’alpino vivente più decorato della storia. Un personaggio extra-ordinario, deputato, giornalista, scelto per scortare il milite ignoto da Aquileia a Roma. Il 6 ottobre la Sezione fu fondata nell’albergo Stella d’Oro, quello stesso che nel 1944 fu distrutto dai bombardamenti alleati. A presiedere l’assemblea Lodovico Barea Toscan, tenente colonnello del 7° Alpini, classe 1894, futuro sindaco di Resana. Il primo presidente porta il nome di Roberto Matricardi e tra gli eletti troviamo Pietro Tiepolo che poi lo sostituì, Gino Piazza amico del generale Antonio Cantore, Lino Perale (che gestiva in piazza Hesperia un negozio di carta ricavata dai bachi da seta) e il montebellunese Augusto Serena, scrittore, poeta, preside e provveditore agli studi.

Molti di loro erano legati al mondo sportivo, fondatori del Cai e dell’Uoei, unione operaia escursionisti italiani, a sancire il forte legame delle penne nere con i monti e la natura. Treviso in quegli anni era sede della terza divisione alpina in cui prestava servizio Matricardi. Tanti gli aneddoti, le foto tinta seppia, i personaggi protagonisti di una storia lunga cent’anni e raccontata da Luigino Scroccaro nel libro pubblicato in occasione dell’Adunata nazionale del 1994, la seconda della storia trevigiana dopo quella del 1967. «Ora vogliamo completare il volume inserendo i 25 anni mancanti, compreso l’eccezionale evento del 2017, la nostra terza adunata nazionale», spiega Piovesan, che ha affidato il coordinamento del progetto ad Antonio Zanatta, responsabile del Centro Studi.

Il percorso sezionale non è sempre stato facile, durante il fascismo molti si rifiutarono di scendere a compromessi come Bergamo, tanto che nel 1927 la sede venne “congelata” per poi affidarla dal ‘29 al ‘38 al fascista tutto d’un pezzo Carlo Gavagnin, origini veneziane, medaglia di bronzo al valor militare. Hanno indossato la divisa i cappellani Carlo Marangoni e Paolo Chiavacci nonché il mitico Mostacio, l’artigliere Ugo Gastaldello, tra i più attivi della ricostruzione nel secondo dopoguerra.

Il presidente della rinascita nel 1946 fu Ivone Dal Negro, quello delle carte da gioco famose in tutto il mondo. Era ufficiale degli alpini, combattente per la libertà nella guerra partigiana, fedele a ciò che Bergamo scriveva nel 1922 su “La Riscossa” dalla sfilata di Trento, dove molti alpini reduci di guerra abbandonarono lo sfilamento e quando le camicie nere protesero le braccia in un saluto-parodia di antichi fasti, «i meravigliosi scarponi della guerra tuonarono la loro protesta e gridarono Giù le mani!». —

Laura Simeoni

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