Un team per la sicurezza all’entrata delle discoteche in provincia di Treviso

TREVISO. Una squadra di una decina di professionisti della sicurezza, formati per gestire emergenze di qualsiasi tipo, dalla banale rissa al panico per un attacco terroristico, veglierà sulle notti della discoteca Odissea di Spresiano. Molti altri team specializzati di questo genere, seguendo l’esempio dello storico tempio del divertimento di Marca, saranno presto operativi in altri locali pubblici trevigiani. Oggi pomeriggio il progetto, denominato “Horus: Nightlife Protection”, sarà presentato a tutti gli addetti ai lavori assieme alla società che lo ha concepito (la CSS S.C. Group di Limena, Padova) e alle istituzioni (tra cui Regione e Questura di Treviso) che l’hanno appoggiato. Dalle 16 di oggi, al BHR Hotel di Quinto, ne parleranno - tra gli altri - il Questore di Treviso Maurizio Dalle Mura, l’assessore regionale alla Sicurezza Cristiano Corazzari, il medico chirurgo Massimo Bertino.
“Horus” è un protocollo di intervento in caso di emergenze nei locali di pubblico spettacolo. Dopo le “grane” delle Pro Loco, costrette a fare i salti mortali nell’organizzazione degli eventi dopo i fatti di Torino e gli attentati terroristici verificatisi in Europa, anche i titolari di club privati e discoteche hanno voluto studiare un piano per la sicurezza degli avventori. “Horus” si basa sulla formazione della “safe guard”, una sorta di buttafuori con un addestramento più approfondito.
«Abbiamo creato una figura professionale altamente qualificata che per diventare “safe guard” deve seguire una decina di corsi formativi» spiega Elia Perdon, Ceo di CSS. Prendiamo il caso di Odissea, primo locale trevigiano ad avvalersi - nel giro di qualche settimana - del nuovo piano di sicurezza: «Ci facciamo carico dell’intera gestione dell’ambiente. Redigiamo un documento di valutazione dei pericoli sia trasversali che specifici. A quel punto creiamo un servizio ad hoc, con almeno sette persone formate nei corsi nostri e della Regione Veneto, patrocinati dal Ministero della Salute. Cerchiamo di abbracciare tutti gli ambiti di intervento possibili: dallo studio della tipologia del pubblico, comprese le diverse etnie che frequentano il locale, all’individuazione all’ingresso delle persone potenzialmente pericolose; dalle manovre di primo soccorso con il defibrillatore, alla gestione dell’emergenza panico, un aspetto sempre più sentito». Una ventina i locali trevigiani che, se aderiranno, potranno beneficiare del nuovo protocollo.
I “safe guard” saranno forniti di un kit di emergenza comprensivo di lampade di segnalazione e defibrillatore. I gestori di locali ed eventi pubblici, spiega Perdon, sono spaventati soprattutto da due aspetti: «Il primo è la paura in sé, oggi la percezione del pericolo, dopo gli attentati, si è molto acuita, e il rischio di un effetto panico è concreto. Il secondo è il rischio cardiocircolatorio di ogni singolo cliente». I regolamenti, dopo i fatti di Torino nella notte della finale di Champions League (una ragazza è rimasta uccisa dopo che la folla si è accalcata all’uscita per una ragione mai chiarita), si sono inaspriti, e in molti casi organizzare un concerto o una serata alternativa è diventato, per i gestori, un vero incubo: «Ecco perché il “buttafuori” tradizionale non basta più, ora servono dei professionisti della sicurezza».
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