Un palazzo di dieci piani accanto alla stazione di Treviso

TREVISO. Fino ad oggi Treviso ha sempre avuto tre “grattacieli”; i due più famosi, alle Stiore e in via Pisa, e quello in via Fermi a Santa Maria del Rovere. Tutti tra i 14 e i sedici piani.
Un palazzo a dieci livelli, a confronto, non è molto, ma che direste nel vederlo svettare all’ingresso della città anche sull’hotel Continental e sul Carlton che ad oggi sono i due edifici più alti del centro storico? Se state provando ad immaginarlo, sappiate che qualcuno l’ha fatto prima di voi ed ha ufficialmente presentato un progetto per realizzarlo la settimana scorsa in Comune, nell’ambito del grande bando aperto da Ca’Sugana per valutare accordi pubblico-privati per riqualificare aree degradate della città.
L’ex Cuor era una di queste. Vent’anni fa aveva già provato a ripensarla l’impresa Carron con una maxi progetto che comprendeva anche aree della stazione e dell’allora Marca Trasporti, ma il progetto non vide mai alba e l’imprenditore si tirò indietro vinto dai no e dalla burocrazia. Oggi non c’è più Carron, ma a sostenere il progetto ci sono gli stessi nomi che vent’anni fa remavano alle spalle dell’impresa di costruzioni. Sono tutti gli attuali proprietari (e portavoce) degli edifici che ricadono nel triangolo tra ex Cuor, Ferrovia, via Pinelli: l’azienda di trasporto Mom che lì ha alcuni depositi, la famiglia Stocco, la famiglia Spataro, il geometra Giuseppe Bortolanza, i titolari della bottega di incisore e perfino il Fondo immobiliare che fa capo ad Alleanza Nazionale che in via Pinelli aveva una sua sede istituzionale (di proprietà) di cui oggi resta solo l’insegna.
Il progetto porta la firma del noto architetto trevigiano Giovanni Barbin, lo stesso che vent’anni fa con Ciro Perusini disegnò lo sviluppo di tutta l’area vicino alla stazione e che ancora oggi non ha messo nel casetto un progetto «destinato a dare un volto nuovo a Treviso», ma soprattutto un progetto che sottende la voglia di cambiare i connotati a tutta una zona da anni ormai condannata al degrado e all’abbandono.
Sul piano trapela pochissimo. La committenza preferisce non esporsi nè esporlo in attesa di capire quale sarà la risposta dell’amministrazione. Il piano infatti non segue un iter comune, essendo la risposta ad una bando per la formulazione di accordi pubblico- privati deve prima essere valutato da una ristretta (anzi ristrettissima) cerchia di persone (sindaco, assessore all’urbanistica, dirigente di settore, specialisti) per calcolare anche il beneficio pubblico dell’operazione. Poi, semmai, portato all’attenzione del consiglio. E infatti il numero delle persone che l’ha visto si conta sulle dita di una mano.
Cosa prevede? L’unica cosa che si sa è che il piano conta di abbattere praticamente tutto il triangolo edificato tra via Pinelli, ferrovia ed ex Cuor ricomponendo i volumi a distanza dal cavalcavia in un immobile sviluppato in altezza (dieci piani appunto) circondato da verde, con parcheggi interrati e linee moderne. Un piano ambizioso che sfrutterebbe anche le deroghe previste dal piano casa per aumentare la cubatura.
La destinazione? «Commerciale, direzionale, residenziale e anche recettiva» cita l’unico documento amministrativo che cui si accenna al progetto. In pratica si pensa di aprire gallerie di negozi al pianterreno e dare spazio in quota a tutto il resto recuperando anche le metrature del vecchio albergo. Valore dell’operazione? Milionario. I proprietari spingono per «dare inizio a un sogno coltivato per anni e mai arrivato a edere la luce». L’alternativa pare essere solo l’attuale stato di cose.
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