Un libro per la figlia suicida a 19 anni

Godego. La denuncia di mamma Terry: «La mia Vittoria uccisa dalla depressione, il male sommerso di troppi giovani»
Di Davide Nordio

CASTELLO DI GODEGO. La “gioia di scrivere” ha combattuto per quattro anni con il "male di vivere”: purtroppo per Vittoria Serena alla fine ha prevalso quest'ultimo. Era il 13 ottobre 2014 quando la mamma ne ha scoperto il corpo ormai senza vita nel suo appartamento di Padova. Qui Vittoria, studentessa godigese di 19 anni, frequentava il corso di laurea in Lettere moderne, dopo aver studiato al liceo Brocchi a Bassano. Una scelta scontata visto il suo grande amore per la letteratura e il desiderio di diventare una scrittrice. Proprio a una poesia di Baudelaire aveva affidato il suo messaggio d’addio. Una tragedia difficile da capire: Vittoria aveva nascosto a tutti di soffrire di depressione. Una delle poche ad accorgersene la mamma, Terry Bonaldo, che ora ha deciso di ricordare Vittoria con un libro che ne raccoglie scritti e poesie, secondo il filo narrativo proposto da Claudia Zaggia. Il titolo è “Viaggio di Inverno” e, come l'omonima opera di Schubert, racconta Vittoria in ventiquattro frammenti. Sarà presentato il 18 dicembre a Castelfranco alla libreria Massaro e il giorno seguente, che sarebbe stato il ventunesimo compleanno di Vittoria, anche a Castello di Godego, dove abitava. Tutto il ricavato andrà in beneficenza all’associazione I Bambini delle Fate. «Abbiamo scelto questa realtà», spiega Maria Teresa Bonaldo, «perché si occupa di autismo e disabilità nei ragazzi. Questo libro vuol essere l'occasione di parlare di un problema diffusissimo ma spesso non considerato nella sua gravità, come la depressione». Tirando fuori un coraggio non comune, Maria Teresa, o Terry come tutti la chiamano, vuole condividere la sua storia e quella di Vittoria, innanzittutto confrontandosi con i ragazzi e i giovani. «Il libro può essere un’occasione per parlarne, oltre che per ricordare Vittoria. Era una ragazza a cui non mancava nulla, circondata da amore e affetto. Perché abbia deciso di farla finita, rimarrà un mistero. Per quattro anni ha indossato una maschera, con tutti. Ma con me non poteva fingere, anche se era molto difficile penetrare quella scorza. Dopo quanto accaduto ho conosciuto tanti ragazzi che vivono il suo stesso dramma, per fortuna senza arrivare a togliersi la vita. È fondamentale per loro parlare di questo problema, aiutarli a togliersi quella maschera». Per Terry, oltre alla perdita di una figlia amatissima, rimarrà la domanda su che cosa sia successo in quella mezz'ora tra cui si sono sentite al telefono e quando la ragazza ha preso la decisione estrema: «Era una telefonata normalissima, mi aveva accennato a qualche leggero problema di salute. Quando sono stata contattata nel pomeriggio perché nessuno dei suoi amici riusciva a trovarla, dentro di me già sentivo che era successo quello che avevo sempre temuto. Purtroppo dal male di vivere non si può guarire. Ma è fondamentale parlarne: perché forse questo è l'unico modo per affrontarlo e consentire ad altri di poterti aiutare».

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