Un film sull’assalto al treno in cui morì Cristina Pavesi

CONEGLIANO. «Cerchiamo testimonianze di coloro che il 13 dicembre 1990 si trovavano sul treno di Cristina Pavesi per fare un film su quello che è successo, per far capire a tutti il dolore che hanno provocato le azioni della mafia del Brenta». A fare questo appello sono Michela Pavesi, zia di Cristina, la studentessa coneglianese di 22 anni uccisa nell’assalto al treno, la scrittrice Monica Zornetta e l’associazione Mondo di Carta con la sua presidente Oriana Boldrin, ideatrice del concorso intitolato proprio a Cristina Pavesi.
L’APPELLO DELLA ZIA
«Stiamo lavorando», spiega Michela Pavesi, «a un progetto che consideriamo necessario. Recuperare la memoria nel dettaglio e trasformarla in un evento, un libro o più probabilmente un docufilm. Per realizzarlo abbiamo bisogno però delle testimonianze preziose di quanti quel giorno viaggiavano sui treni coinvolti nell’assalto al vagone portavalori, di chi è intervenuto: chiediamo a queste persone di contattarci. Cerchiamo tutti coloro che in qualche modo viaggiavano sui due treni che a Barbariga di Vigonza si sono trovati nel disastro creato dalla mala del Brenta e da Felice Maniero, e ricordiamo che per questo disastro e per la morte di Cristina Pavesi non ha mai pagato nessun personaggio appartenente a questa cosca mafiosa».
LA TRAGEDIA
La zia di Cristina, Michela, spiega che «per quei fatti non vi furono condanne superiori a tre mesi per gli appartenenti alla banda Maniero». Oltre a Cristina, che rimase uccisa, vi furono altri 13 feriti. «Nel tardo pomeriggio del 13 dicembre 1990», spiegano la zia di Cristina e Oriana Boldrin, «nelle campagne di Barbariga si è consumata una tragedia di cui poco si è parlato e per la quale nessuno ha mai pagato. Nonostante l’assurda morte di Cristina Pavesi, una ragazza di 22 anni appena, e il ferimento di altre 13 persone, quasi tutti studenti o militari in licenza. L’assalto al vagone postale 2682 Venezia-Milano fu messo in atto da alcuni componenti della mafia del Brenta capeggiati dal boss Felice Maniero, con modalità militari e con utilizzo anche di esplosivo al plastico. La rapina ha ucciso Cristina che viaggiava su un altro treno, il 2629 Bologna-Venezia, sopraggiunto in quegli stessi minuti dalla direzione opposta e arrivato ad affiancare il vagone postale nel momento esatto della deflagrazione».
L’ASSOCIAZIONE
Per Oriana Boldrin e per le associazioni di Campolongo contribuire a dar vita a questo evento sarà momento di orgoglio: «Quella tragedia», spiega Boldrin, «fu un lutto immane sia per la famiglia di Cristina Pavesi sia per il Comune di Campolongo, che si è trovato associato all’episodio a causa di un suo concittadino mafioso e in cui in questi anni è cresciuta forte la cultura della legalità. Cerchiamo le testimonianze di queste persone alle quali chiediamo di contattarci in tutti i modi, anche via Facebook». Per contatti: oriana.boldrin@libero.it, cellulare 333.2139482. —
Alessandro Abbadir
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