Turismo ko, chiude Ca’ del Galletto Ascom: «È il destino di un hotel su 4»

L’albergo di via Santa Bona Vecchia non riaprirà più. Capraro: settore in ginocchio. Garatti: pre-virus occupazione al 39%

Oltre tre mesi di chiusura, una ripartenza che per il settore turistico ad oggi ancora non esiste, difficoltà già nei mesi precedenti il virus a causa di una concorrenza fortissima da parte delle piccole strutture. L’hotel Ca’ Del Galletto di via Santa Bona Vecchia ha alzato bandiera bianca: non aveva riaperto, e non riaprirà più sollevando un incredibile punto di domanda sul destino della grande e storica struttura.

tsunami covid sul turismo

Più di una tempesta, peggio di un terremoto. Il coronavirus si è abbattuto sul sistema turistico trevigiano come uno tsunami travolgendo tutto con la prima ondata, e spazzando via tutto quel che restava con una risacca che non ha ancora termine. Già, perché se nei litorali o in montagna l’estate ha fatto tornare la voglia di vacanza e quindi un po’ di prenotazioni, nella terra di mezzo come Treviso la ripartenza non c’è stata. Né carne, né pesce, bella e accogliente ma senza eventi e tagliata fuori dalle rotte turistiche con la chiusura dello scalo, la Marca si è ritrovata nel mezzo di un turismo di viaggi desertificato, e di un turismo di lavoro ridotto ai minimi termini. Il risultato? Alberghi vuoti, B&B fioriti come funghi e ora in affanno, ristoranti e bar con pochi clienti. Un intero indotto a stringere la cinghia bottone dopo bottone in attesa di un settembre che potrebbe segnare finalmente un segno “più”... salvo non torni il virus. E così c’è chi “stringe”, e chi molla. Ca’ Del Galletto è l’ultima vittima eccellente. Storica sede di congressi trevigiana, con decine di riunioni di partito, eventi, meeting aziendali e tanti ospiti, l’albergo della famiglia Zanella (mai riaperto da marzo) ha annunciato che dal 5 luglio chiuderà la società di gestione. Capolinea. I titolari: «No comment».

choc a santa bona

Nessuno sapeva nulla. Non si aspettavano tanto nemmeno i sindacati che in questi mesi avevano assistito i lavoratori per la cassa. «L’ho saputo adesso» raccontava ieri mattina Mirco Migotto, titolare del risto-bar Migo, al pianterreno dell’hotel (affittuario), «sono stupito e rammaricato, noi rimarremo aperti, la società me lo ha confermato, ma che peccato per l’albergo». Identica incredulità e stupore nelle varie attività commerciali della strada, che da anni convivono con il via vai del Galletto, da sempre un punto di riferimento cittadino. «Non ci posso credere, un pezzo di Treviso che viene meno» commentavano i passanti.

choc (e rabbia) ascom

Toni drastici anche da parte della Ascom Federalberghi, dove la notizia è rimbalzata di prima mattina. «L’intero settore è in piena crisi» dice il presidente Ascom Federico Capraro, «con questi presupposti stimiamo che il 25% degli attuali alberghi (170, ndr) non riuscirà a superare l’estate». Potenzialmente una quarantina di strutture. «Oggi tra Covid, aeroporto, estate, i tassi d’occupazione di quel 70% di alberghi trevigiano che oggi è aperto è a meno 70% rispetto all’anno scorso. Briciole. Chi apre lo fa a proprie spese, e la cassa non basta più». «La politica di oggi deve porsi domande» incalza Gianni Garatti (albergatori), titolare del Fogher, «prima del virus c’era un tasso d’occupazione che toccava anche solo il 38% e si pensano ancora a nuove strutture? A dare nuove licenze? Basta, basta, la politica si muova». E Tiziamo Simonato, di Assindustria Venetocentro, titolare del Bhr: «È tutto fermo, e nella Marca lo sarà almeno fino a settembre quando riprenderanno gli eventi legati agli affari. Ora servono fondi per la categoria, altro non si può fare, la situazione è critica. Stiamo portando avanti tante iniziative di rilancio ma serve intanto un paracadute economico».

Federico de Wolanski

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