Truffa alla Ferrero ordinano e non pagano 5 camion di Nutella

Ordinarono confezioni di Nutella alla Ferrero per 500 mila euro, ma dopo la consegna del prodotto sparirono nel nulla senza pagare. Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Bologna sul raggiro al gruppo piemontese hanno portato mercoledì a quattro misure di custodia cautelare: tre uomini agli arresti domiciliari, tra cui l’imprenditore moglianese Giosuè Guglielmi, e un obbligo di dimora per una donna napoletana di 34.
il sistema
L’operazione “nocciola amara” ha accertato che nel 2016 l’azienda venne contattata da un rappresentante di una società che chiedeva di incontrare un agente commerciale a Bologna per accordarsi su una fornitura. Un primo acquisto da 100 mila euro venne regolarmente saldato e furono prodotti documenti che dimostravano la solvibilità della società. Seguì un secondo ordine da 500 mila euro e furono inviati e scaricati a Bologna cinque camion pieni di Nutella, protagonista del film “Bianca” di Nanni Moretti . Questa volta però, gli assegni per pagare erano scoperti e chi aveva fatto l’ordine divenne irreperibili. Al gruppo si è arrivati grazie alla donna, Giovanna Sirico, a cui era falsamente intestata la società. Le indagini hanno portato a identificare anche due titolari, Giosué Guglielmi, 47 anni, e Ferdinando Faravalo, 41, di Napoli, oltre a un magazziniere di 33. La Nutella non è mai stata ritrovata.
L'accusa
Per gli indagati il reato contestato è associazione a delinquere finalizzata a truffa e ricettazione. La vicenda inizia quando la Ferrero ricevette la mail di una società savonese con sede logistica a Bologna, che chiedeva il recapito di un venditore per avviare una trattativa commerciale. Ferrero incaricò due funzionari di mettersi in contatto con il cliente, tale “Paoloni Antonello”. Dopo il pagamento del primo carico, fu mostrato un documento falso in cui si diceva che la società era in attivo di 3,1 milioni. La truffa è stata scoperta quando arrivarono gli assegni: i funzionari chiesero spiegazioni al cliente che promise che avrebbe sistemato le cose in brevissimo tempo. Ma il pagamento non c'è stato e quando i responsabili piemontesi hanno scavato più a fondo, cercando l'azienda di via Zanardi, si sono accorti che a quell'indirizzo c'era un vecchio capannone chiuso. —
Giorgio Barbieri
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