Troppi suicidi, tavolo per la prevenzione

Saranno organizzati corsi in scuole e parrocchie per insegnare a cogliere i segnali di rischio
Nasce a Treviso il tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidari. Ieri al Sant'Artemio è stato siglato l'accordo che coinvolge istituzioni, associazioni e professionisti che operano nella Marca per individuare il disagio. «Il progetto ha preso forma dopo due anni di lavoro sul nostro territorio. Adesso, siamo arrivati a mettere in rete le forze e ad elaborare un pensiero comune che punta a comprendere e ad agire nel caso ci sia un rischio suicidario. Tutte le parti coinvolte sono chiamate ad essere un “front office” rispetto al suicidio, al tentato suicidio e ai superstiti. Fare il primo passo e aprire la porta a chi è in difficoltà rappresenta un aspetto fondamentale per rispondere al bisogno», spiega il dottor Luigi Colusso dell'Advar, tra gli ideatori dell'iniziativa.


Comprendere in tempo il disagio rappresenta l'unica arma di prevenzione efficace per tendere una mano a chi decide di togliersi la vita.


Stando agli ultimi dati forniti dall'Istat nel 2012 i casi di suicidio in provincia di Treviso ammontavano a 46 e i tentativi sono stati 40. «Il nostro territorio ha una minore prevalenza di suicidi rispetto al resto del Veneto e alla media Italia. Tuttavia il dato è sottostimato un po' dappertutto, poiché si calcola che per ogni suicidio che avviene ci siano altri 10 tentativi, di cui non sempre veniamo a conoscenza. Inoltre, emerge che le fasce più a rischio sono i giovani e gli anziani. Un fenomeno che si lega a fattori di “distacco sociale” quali depressione, isolamento e mancanza di prospettiva che portano la persona a chiudersi in se stessa», commenta Gerardo Favaretto, direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Usl 2.


Saper leggere i campanelli d'allarme del soggetto in difficoltà rappresenta la chiave per poterlo aiutare. «L'occhio vigile della comunità è importante per far emergere il disagio, così come prezioso è il ruolo della rete composta da consultori, neuropsichiatria infantile, psichiatria, medici di medicina generale, istituzioni» evidenzia il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi «a tutti i livelli è importante saper cogliere i segnali tipici del rischio suicidario e allargare le competenze».
(v.c.)


Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso