Treviso, squadre amatori senza campi da calcio. “Sfrattate” 6 formazioni e le ragazze

Una città senza strutture: sulla strada tre club, la formazione dei profughi delle Serena e le giovanili di Treviso Women. L’impianto dei Ferrovieri allo Scalo Motta va al Treviso Calcio
Andrea Passerini
Il campo Ferrovieri allo Scalo Motta a Treviso
Il campo Ferrovieri allo Scalo Motta a Treviso

Il Treviso calcio, matricola della serie D, torna ad allenarsi in città. Al campo Ferrovieri, allo scalo Motta, che la società ha preso adesso in gestione vincendo il bando di Rete Ferroviaria Italiana. Ma per una squadra che approda in città, ed è la prima realtà del movimento provinciale assieme al Montebelluna, ce ne sono sette che adesso devono trovare casa per le partite e gli allenamenti.

La fine della gestione Csain – dieci anni – lascia senza impianti le squadre amatori, e femminili che in questi anni avevano trovato lì la “casa” di allenamenti e partite. L’impianto di via Zanella, peraltro, è carico di storia e memoria, essendo stato il fortino della Rapid.

Sono l’ Ac Treviso - amatori calcio, si intende - che gioca il torneo over 40 degli Amatori; la polisportiva Don Bosco che milita nella serie A Amatori; il Canizzano ha ben tre squadre, la A amatori, l’ over 40 e la over 50. Ed è sulla strada, ora, anche una sesta squadra, quella della caserma Serena con i richiedenti asilo. E una quarta società che fa solo attività giovanile: Treviso Women, la creatura tutta rosa di Salvatore Ferla, con un vivaio di cento promettenti calciatrici giovanissime.

«A un mese dalla ripresa dell’attività, nessuno sa dove potrà allenarsi o giocare», conferma Gianni Biondo, presidente della Lega Amatori calcio di Treviso, realtà con 4.000 tesserati in tutta la provincia nei suoi sei campionati organizzati, e costola dello Csain che gestiva l’impianto di via Zanella, mentre la sua sede è al Dopolavoro ferroviario di via Benzi, «A giorni avremo l’incontro con Rfi per definire la cessazione della nostra gestione e la riconsegna di chiavi e attrezzature. Abbiamo sottoposto il problema al vicesindaco e assessore allo sport, Manera, ma non sembra ci siano molti margini. Quello che emerge è che a Treviso capoluogo non c’è adeguata disponibilità di impianti, la domanda sportiva è superiore all’offerta di impianti e strutture».

Detta così, c’è da sobbalzare. Ma come? Treviso non era stata capitale europea dello sport 2011? Sembra un ricordo lontano. E l’icona di una provincia felice e dinamica, che non vive di solo calcio, ma anzi è simbolo della polisportività? Buona per le graduatorie nazionali della qualità della vita, poi ci si scontra con la realtà.

Proprio il calcio, primo sport nazionale, “batte in testa”. Gli impianti comunali sono pieni, quelli privati o parrocchiali non sono tutti agibili. Dicono i bene informati che l’indisponibilità dell’impianto dell’Aurora, all’interno della cittadella voluta dal mitico don Bruno negli anni ’70, abbia complicato il quadro cittadino.

Di fatto, la situazione attuale è questa: il polo “San Liberale-Monigo”, di qua e di là della Feltrina, serve all’Indomita, che si avvale anche del campo delle Acquette; Sant’Angelo e Sant’Antonino sono appannaggio delle squadre del Condor; San Bartolomeo vede le giovanili del Treviso, Santa Bona è utilizzata dagli amatori di quel quartiere.

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