Treviso, sgomberato e blindato il park Appiani: sit-in degli occupanti davanti alla Prefettura

Dopo aver allontanano i trenta occupanti abusivi, gli operai hanno piazzato agli ingressi le reti metalliche antibivacco. I richiedenti asilo cacciati manifestano davanti davanti alla prefettura

Lorenza Raffaello

Sgomberato e blindato la mattina dell’11 novembre il Park Appiani di Treviso.

Lo sgombero è cominciato puntuale alle 7. I giacigli di 30 richiedenti asilo pachistani sono stati rimossi dopo l’ordinanza del sindaco Mario Conte per ragione igienico sanitarie. I volontari, intervenuti per aiutare le persone sgomberate,  hanno atteso la comunicazione ufficiale per capire dove trascorreranno la notte i richiedenti asilo.

A tutti gli ingressi che conducono sia al piano interrato che al primo piano sono state posizionate delle reti antibivacco. Si tratta di reti metalliche da cantiere che, di fatto, inibiscono l’accesso, Questo consentirebbe di liberare lo spazio per procedere a lavoro di pulizia della zona.

Gli operai chiamati dal Comune stanno procendo con il posizionamento delle reti metalliche antibivacco. Ogni accesso, di fatto, è stato chiuso per inibire l’ingresso al parcheggio.

Il piano ammezzato del parcheggio Appiani è stato così  chiuso fino a «cessate esigenze».

Il motivo? «Lavori indifferibili» recita il cartello appeso nei giorni scorsi, che più semplicemente significa che la zona è stata ripulita con l’obiettivo di renderla più sicura.

Alle 12 i 30 richiedenti asilo hanno lasciato il park Appiani da dove sono stati sgomberati e hanno raggiunto la prefettura. Chiedono un incontro al prefetto per trovare una soluzione. «Non abbiamo un posto dove andare. Quando voi tutti questa sera sarete nelle vostre case noi dove saremo?».

 

L’ordinanza del sindaco

Il sindaco di Treviso, Mario Conte, firmatario del provvedimento di sgombero, aveva precisato: «Si tratta di un intervento necessario e che non può essere differito, per garantire gli standard igienico sanitari oltreché la sicurezza dei luoghi e dell’utenza. L’area parcheggio va restituita all’utenza nelle migliori condizioni possibili».

In una nota il Comune ha spiegato che l’ intervento di pulizia «si è reso necessario e indifferibile: l’area verrà completamente sanificata e ripristinata dalla ditta incaricata e per questo sarà interdetto l’accesso a veicoli e persone fino a cessate esigenze».

Bivacco abusivo

Il problema che sottende questa decisione è la diversa destinazione d’uso che il parcheggio ha assunto negli anni diventando bivacco di senza fissa dimora, persone disperate che lì hanno trovato riparo nelle notti più fredde dell’anno. Ora che l’inverno è alle porte il Comune cerca nuove soluzioni: «I servizi sociali comunali da tempo monitorano lo stazionamento di persone senza fissa dimora nel parcheggio, anche in vista della stagione invernale. Sono pertanto attivi per fornire eventuale assistenza a chi la dovesse richiedere, in collaborazione con la rete territoriale».

La protesta di chi utilizza il park

Il provvedimento non ha però incontrato il favore degli utilizzatori del parcheggio che sono stati informati solamente 48 prima della decisione della chiusura dello spazio. A non gradire alcuni degli utenti dei servizi e delle attività commerciali dell’area Appiani e, in particolar modo, i dipendenti degli uffici.

La prima ad intervenire è stata Giovanna Gagliardi, segretaria generale provinciale del Silp Cgil, il sindacato dei poliziotti: «A rimetterci sono i lavoratori della questura, noi abbiamo bisogno di posti disponibili sempre considerando i nostri orari, ci hanno fornito la tessera per parcheggiare e ora dove possiamo andare?», sottolinea Gagliardi, «È un approccio sbagliato di risolvere i problemi. Significa intervenire in modo drastico aumentando invece che risolverli», e poi aggiunge: «Fino a cessate esigenze, quali sono? Non ci hanno detto niente. Siamo preoccupati perché questa decisione è specchio di una gestione che preferisce risolvere i problemi in questo modo. Non può essere che i lavoratori della polizia e gli utenti vengono a conoscenza di una decisione del genere che è irrevocabile».

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