Treviso, San Pelajo si mobilita per il medico di base

Partita una petizione a Conte, Benazzi e Zaia. In zona da ottobre c’è solo uno studio, l’altro si è trasferito a Santa Bona
Il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi
Il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi

TREVISO. Un solo medico di base per l’intero quartiere, a San Pelajo scatta la protesta. I residenti hanno avviato una raccolta firme per chiedere che si torni ad avere quanto meno un medico in più.

Sono già duecento le persone che hanno firmato la lettera che verrà inviata al sindaco Mario Conte, al direttore generale dell’Ulss 3 Francesco Benazzi e al presidente della Regione Luca Zaia. Ma la raccolta è solo all’inizio. «Anche l’unico ambulatorio rimasto a San Pelajo è prossimo alla chiusura. Questo significa che sta venendo meno la possibilità di ricevere assistenza sanitaria in quartiere che, come il resto del paese, sta progressivamente invecchiando», sono le parole di Rosa De Nicola, che sta coordinando la petizione. San Pelaio vive una situazione paradossale, ed è l’emblema dei limiti della medicina di gruppo.

La situazione

Fino ad un anno fa in quartiere operavano due medici di base, la dottoressa Silvia Baldan e il dottor Mauro Bolzan, che coprivano il servizio quasi per tutti i residenti. Ma con l’apertura della medicina di gruppo a Santa Bona, vicino alle piscine, la dottoressa Baldan si è trasferita nel nuovo ambulatorio, e a San Pelaio è rimasto solo Bolzan (che, assicura l’Ulss, non è prossimo alla chiusura, resterà in servizio per almeno altri tre anni).

I crudi numeri dicono che la zona nord della città non ha alcuna carenza in quanto a medici di base. La concentrazione in un solo punto però sta generando non pochi disagi a chi, soprattutto i più anziani, non ha la possibilità di spostarsi in auto.

Le lamentele

«In molti casi manca la rete familiare a cui affidarsi, e chi non ha la macchina ed è anziano come fa ad andare fino a Santa Bona per farsi visitare dal medico?», continua Rosa De Nicola. I due quartieri, sebbene siano uno confinante con l’altro, non sono certo bene collegati dai mezzi pubblici. Il percorso suggerito dalla Mom prevede di prendere due autobus e camminare a piedi 300 o 700 metri: tempo totale 36 minuti nella migliore delle ipotesi. Da qui la protesta dei residenti, che in questi giorni in cui l’influenza stagionale ha raggiunto il suo picco si stanno confrontano anche con il picco dei disagi. Alcuni per esempio hanno preferito rivolgersi direttamente alla guardia medica.

Dall’Ulss fanno sapere che «San Pelio non è una zona carente dal punto di vista dei medici di base, e che il dottor Bolzan resterà in servizio, al contrario di quanto si dica». Fatto sta che San Pelaio apre inevitabilmente una riflessione sulla medicina di gruppo, che se fornisce servizi aggiuntivi e dovrebbe diminuire code e attese da parte dei pazienti, dall’altra rischia di allargare la distanza tra paziente e medico, creando un disagio per le fasce più deboli della popolazione. —

Federico Cipolla
 

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