È morto Alberto Albanese, operaio e poeta: voce di trevigianità

Lavorò trent’anni prima alla Tognana poi alla Pagnossin ceramiche. Aveva 88 anni, a lungo nella redazione “El Sil”. Fu sua l’idea del Premio letterario San Paolo

Federico De Wolanski
Alberto Albanese
Alberto Albanese

Una voce gentile, pacata, rispettosa, capace di raccontare la sua terra, Treviso, e la sua gente con una musicalità e veracità quantomai rare. Questo era Alberto Albanese, morto ieri all’età di 88 anni. Ne avrebbe compiuti 89 di qui a dieci giorni, il 12 agosto, e lascia un grande vuoto nel mondo della cultura trevigiana a cui aveva contribuito con le sue poesie, ma anche con la creazione nel lontano 1977 del Premio letterario San Paolo, nato nel suo quartiere per dare voce a nuovi scrittori e oggi ancora vetrina importante della cultura della città.

Albanese, giovanissimo, emigrò in Svizzera dove lavorò prima come muratore poi come fattorino. Di tanto in tanto il ritorno a casa, poi ancora oltreconfine per guadagnare. Lì, in un giorno a passeggio, uno dei suoi primi e più noti componimenti versi “Un fià de la me tera”, dolcissimo omaggio dell’emigrante ai luoghi della sua infanzia. Di lì a tornare a Treviso fu questione di qualche anno, per non partire più.

Lavorò trent’anni prima alla Tognana poi alla Pagnossin ceramiche. Al lavoro da banco ha continuato ad affiancare quello letterario nella poesia dialettale e quello culturale, personale ma anche pubblico nelle colonne de “El Sil, periodico degli “Amissi de la poesia”. Lunghissimo l’impegno nella gestione del premio San Paolo. I funerali di albanese si celebreranno nella chiesa della “sua” San Paolo venerdì alle 16.30. —

 

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