Treviso, insultarono la prof: devono scrivere le scuse su Facebook

Due studentesse avevano scritto frasi pesanti sul social. L’insegnante le aveva denunciate per diffamazione

TREVISO. Dovranno scrivere una lettera di scuse per chiudere senza danni la vicenda giudiziaria che le vede contrapposte ad una loro ex professoressa. Ma non dovrà essere una classica lettera su carta intestata, ma dovrà essere pubblicata sul luogo dove la diffamazione sarebbe avvenuta: Facebook. È quanto ha stabilito ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare Bruno Casciarri che ha anche stabilito un risarcimento del danno di qualche migliaio di euro per chiudere definitivamente la vicenda. L’udienza è stata poi rinviata al prossimo 9 giugno.

Al centro della vicenda, che risale ormai al giugno del 2013, c’è un’insegnante dell’istituto tecnico Mazzotti, rappresentata dall’avvocato Fabio Capraro, e due sue ex allieve, rappresentate dagli avvocati Arianna Salvalaio e Fabio Geremia. Non sono infatti bastati quattro anni e fiumi d'inchiostro, con diversi tentativi di risarcimento falliti fermare la corsa verso il processo della diffamazione su Facebook.

Nel giugno del 2013 la docente di matematica e fisica dell’istituto superiore di Treviso, nonché presidente di una commissione d'esame alla maturità, venne insultata pesantemente da due allieve che, in attesa della prova d'esame, fecero girare su Facebook commenti poco lusinghieri sull'insegnante, attribuendole comportamenti scorretti e sconvenienti. «È una gran.... Mai contraddirla. Mai mai», scrisse una delle ragazze. «È per colpa sua ...», aveva risposto l'amica, «Auguri. Solamente auguri. È la prof più..... che esista a Treviso. E lo dico io che le stavo anche simpatica.... Auguri davvero». Dopo aver letto i post delle due ragazze la professoressa passò alla querela per diffamazione, rivolgendosi all’avvocato Fabio Capraro, che spiegò: «Ci sono termini la cui lesività è intrinseca e obiettiva. Si tratta di parole irripetibili che accomunano le condotte della docente a quella che molti definiscono la “professione più vecchia del mondo».

A quasi 4 anni da fatti, falliti i tentativi di trovare un accordo sul risarcimento, le due ragazze, all'epoca minorenni ma oggi ormai vicine alla laurea, sono sfilate davanti al giudice. La Procura aveva chiesto l’archiviazione e la difesa aveva presentato opposizione. E ieri il gup, per chiudere la vicenda, ha disposto le sue condizioni: il pagamento di un risarcimento danni di qualche migliaio di euro e la pubblicazione su Facebook, dover erano stati scritti gli insulti, di una lunga letterea di scuse da parte di entrambe le ragazze coinvolte. L’udienza è stata quindi rinviata in attesa che si realizzino entrambe le condizioni e in questo modo chiudere la vicenda.

Non è certo la prima volta che insulti pubblicati su Facebook finiscono in un’aula di tribunale. Qualche anno fa a finire a processo era stato un professore che aveva attaccato e insultato la preside su Facebook. E chi aveva cliccato il classico “mi piace” o aveva commentato era finito sul banco dei testimoni. Nel mirino di alcuni suoi pesanti sfoghi sul social network più famoso del mondo era finita l’ex preside della scuola in cui il docente insegnava. Quando la dirigente ha comunicato che avrebbe cambiato scuolail professore si sarebbe sfogato così su Facebook: «San Polo libera! Esultano anche Ormelle e Cimadolmo! Basti aliti malefici!». E poi: «La scuola media è stata liberata! La nana è scappata non riuscendo più a reggere i disastri combinati!». Il nome dell'ex dirigente non veniva mai fatto, ma secondo l'accusa formulata dalla Procura i riferimenti sono chiarissimi. Ruolo, tempistiche e attributi fisici portavano quegli “apprezzamenti” a puntare dritto contro la preside. Venuta a conoscenza grazie ad alcuni amici di quei pesanti insulti che giravano in rete, L.D. è andata a controllare. Ha capito di essere lei nel mirino. Senza dubbi. E ha presentato denuncia ai carabinieri.

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