Treviso in Rosa, correre (anche) per la prevenzione: «Mammografia alleata per la salute»

Claudia Weiss è la coordinatrice clinica del Centro senologico: «All’ospedale di Treviso pronti per il monitoraggio della fascia 45-50. La ratio è di trovare tumori sempre più piccoli, dedicando maggiore tempo medico alla presa in carico della donna»

Valentina Calzavara
La dottoressa Claudia Weiss
La dottoressa Claudia Weiss

 

È essenziale per fare prevenzione ma anche per favorire la diagnosi precoce del tumore.

Lo screening senologico è uno dei principali alleati della salute femminile.

Viene offerto gratis su invito a tutte le donne di età compresa tra i 50 e i 74 anni, ma è volontà della Regione abbassare l’età del controllo anche per la fascia d’età 45-49 anni.

Anche l’Ulss 2 si sta attrezzando. «Stiamo rafforzando il sistema informatico e studiando l’implementazione dei macchinari e del personale per poter iniziare in maniera graduale, partendo dalle 49enni» commenta la dottoressa Claudia Weiss, coordinatrice clinica del Centro senologico dell’ospedale di Treviso, che è polo di riferimento per tutta la provincia, dove ogni anno vengono eseguite 50.000 mammografie di screening con un tasso di richiamo per accertamenti del 3% e un tasso di individuazione di tumore al seno pari a 8 donne ogni 1.000.

Un lavoro che vede i radiologi impegnati nella doppia lettura dei referti di tutti gli screening per un totale di 100.000 verifiche “incrociate”.

Corri in Rosa a Treviso un selfie
Corri in Rosa a Treviso un selfie

Quali sono oggi i punti di forza del programma di screening senologico?

«Lo screening è un percorso, entro il quale la mammografia è il primo tassello. La maggior parte delle donne si può fermare lì perché l’esito è negativo e non sono presenti sospetti, ma quando emergono necessità di approfondimento, tutto viene organizzato al meglio grazie ad una presa in carico complessiva della donna.

Si passa al secondo livello di accertamenti che può prevedere l’ecografia mammaria, l’ago-biopsia della lesione individuata che, nel caso si rivelasse maligna, vede in campo un’équipe multispecialistica composta da radiologo, anatomopatologo, chirurgo senologo, oncologo. La mammografia è un valore».

In che modo l’intelligenza artificiale si abbina all’attività diagnostica?

«Nel triage di esami supporta il radiologo. Il software di AI è utile sia nella programmazione sia nella refertazione. Grazie all’applicativo informatico, il lavoro dei clinici tra il 2022 e il 2023 è stato agevolato per calendarizzare il recupero delle liste d’attesa legate al Covid.

Inoltre, grazie alla tecnologia, possiamo gestire al meglio eventuali ritardi di lettura dando priorità alle donne che, per casistica, hanno maggiore rischio di avere un referto sospetto. Effettivamente, il 70% dei tumori viene individuato proprio nella casistica così selezionata».

Quale sarà la futura declinazione dell’intelligenza artificiale nella prevenzione senologica?

«Lo scenario più plausibile sarà quello di sostituire uno dei due radiologi con l’AI in un meccanismo di concorrenza tra le parti e arbitraggio dei dati, avvalendosi in seconda battuta di un terzo parere del radiologo nel caso di sospetto.

La ratio è di trovare tumori sempre più piccoli e cattivi, dedicando maggiore tempo medico alla presa in carico della donna e al lavoro in team, per trovare la terapia migliore in base alle caratteristiche immunologiche e fenotipiche del tumore, migliorando sempre di più la prognosi».

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