Treviso, il savoir-faire perduto nei due fronti del bar

TREVISO. La brioche poco gradita, aperta e spiaccicata sul giornale del bar in segno di disappunto; il conto “a sorpresa” da mille euro; il ristoratore che non accetta modifiche ai piatti; il cliente che si intrufola in bagno, senza chiedere, senza ordinare e senza salutare. E’ un micro campionario della vita dietro al bancone del bar.

Livio Carrubba, barman del Cloakroom, con la sua invettiva contro la maleducazione dei clienti, seguita dalla solidarietà social espressa da decine di colleghi, dividei trevigiani.
Perché, sia chiaro, il tema della maleducazione nei locali pubblici non è certo novità assoluta, ma in molti giurano, che così diffusa e aggressiva, non s’era mai vista. I molti, però, stanno da entrambe le parti del bancone. Baristi e clienti, nessuno si salva dall’accusa di gran maleducato.

“L’anima di ogni caffettiere dev’essere la gentilezza”, chiarisce Bruno, per anni dietro al bancone di un bar del centro. “Però ora se ne vedono di tutti i colori, trent’anni fa mica si comportavano così i giovani”, lo rimbrotta l’amico in piazza dei Signori. “Io sto con Livio”, spiega Daniela Zanco, del bar San Vito, “ma credo che con Livio potrebbero stare tutte le persone che fanno un lavoro a contatto con il pubblico. Pensate che le commesse non abbiano da lamentarsi di come vengono trattate dai clienti? Purtroppo molte persone sono convinte che camerieri e baristi siano i loro servi”.
I più maleducati, al contrario di quanto si possa pensare non sono i turisti; croce e delizia per esempio dei colleghi veneziani. “Sono i migliori: quando si siedono consumano sempre, se devono andare in bagno chiedono; se per caso devono andarci senza consumare chiedono e poi lasciano la mancia”; continua Daniela Zanco. “Sono perlopiù i clienti della città che non hanno rispetto del nostro lavoro: si pretende senza ringraziare”.
Dall’altra parte c’è chi non lesina critiche alla categoria, “ero in un bar della città, avevo preso da bere. Ho chiesto del bagno, si sono inventati che non ce l’avevano pur di non farmi andare”, racconta un cliente, “bisognerebbe non perdere la calma, e dire grazie e arrivederci, ma non sempre è possibile”.

Per Fabio Tambarotto, titolare con il fratello Mauro di Muscoli’s, “il problema c’è, eccome. la gente è incattivita e sospettosa. Non è solo un problema dei giovani, anzi. Basta avere un problema di linea con il pos, che pensano a una truffa e minacciano di andarsene senza pagare. Non so esattamente cosa sia accaduto a Livio, ma a una certa ora di notte non sempre è semplice avere a che fare con i clienti; magari qualcuno arriva ubriaco o alterato da altro”.

Per Massimo Bandiera, del Polo caffè dietro a piazza dei Signori, “serve anche un po’ di autocritica da parte della categoria. Ci sono persone, e non mi riferisco al caso di Livio, che si improvvisano a fare i titolari di bar, e non sono in grado ne di gestire un locale ne di formare i camerieri”, precisa. Ma detto questo il problema maleducazione c’è eccome, “alcuni entrano guardano il listino prezzi e se ne vanno senza salutare. Poi con i clienti bisogna saperci fare; ai miei ragazzi insegno di chiedere sempre tutto; altrimenti sono costretti a fare venti giri per soddisfare un cliente”.
Tra i gestori dei locali non manca che se ne approfitta. “Pizzata di oltre 40 persone, prenotata con largo anticipo: quasi mille euro di conto; più 200 euro per la torta, che secondo i titolari non potevamo portarci”, racconta una ragazza. “Di fronte alle lamentele, ci hanno fatto lo sconto: 3,50 euro”. Non manca chi si lamenta “di non avere potuto fare modifiche a piatto nonostante l’intolleranza”, o di “essere stato fissato dai cameriere per tutto il pranzo perché si avvicinava l’ora di chiusura”.
Per le sorelle Isabella e Roberta Bressan, titolare del bar Teatro Dolfin, “ci sono dei limiti. I baristi dovrebbero sapere stemperare la maleducazione con un sorriso e rispondendo gentilmente. Qualche maleducato c’è, magari che non saluta o che è un po’ scontroso. Certo non devono superare il limite: a un cliente che ha fatto una scenata prendendoci a male parole perché una brioche non gli piaceva, abbiamo detto che poteva fare a meno di tornare”.
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