Treviso, il dirigente della Provincia Rapicavoli: «Mai preso un giorno di ferie dal 2010»

TREVISO. È un recordman del lavoro nel Pubblico: da 9 anni non fa ferie. Anche in questa settimana di Ferragosto è al suo posto, negli uffici del Sant’Artemio. Eppure Carlo Rapicavoli, 52 anni il 26 ottobre, direttore generale della Provincia di Treviso (e dell’Anci Veneto), non è uno stakanovista insensibile ai richiami del riposo. Non si considera un eroe e non gli piace finire sotto i riflettori perché ritiene la sua situazione un’eccezione dovuta all’emergenza, non la regola da seguire.
Direttore il suo record aumenta di anno in anno, ma davvero non ha mai fatto neppure un giorno di ferie dal 2010?
«Ebbene sì. Se togliamo le feste comandate, Natale, Pasqua, il giorno di Ferragosto e in genere le domeniche, ho lavorato tutto l’anno, ma questa non dovrebbe essere la normalità».
In che senso?
«La Provincia di Treviso ha vissuto momenti difficili, lo spettro della cancellazione, il piano nazionale di riordino, le novità tutte da capire. Questo ha comportato una riduzione all’osso del personale, in tutti i settori. Io penso che in momenti come questi di grave emergenza, chi riveste ruoli di direzione, a cui è stata affidata responsabilità e data fiducia, non possa abbandonare il campo e debba stringere i denti portando avanti il lavoro e concludendo ciò che deve essere fatto».
Come è riuscito a non crollare?
«Ho le mie valvole vi sfogo: amo ascoltare la musica, tutta la musica e in particolare quella classica. Esco la sera quando posso, vado al cinema o a teatro, leggo libri. La cultura e l’arte rasserenano e alleggeriscono l’animo. Ma c’è una cosa che mi ricarica più di tutte: salire alla mia montagna, la Etna. Sono nato a Nicolosi, 15 chilometri da Catania, l’ultimo Comune che ad un’altitudine di 700 metri si arrampica sull’Etna ed è lì, in quella bellezza, che torno ogni volta che posso, magari anche un giorno solo trascorso sulle pendici del vulcano mi fa sentire bene».
Novità in vista, magari la prima vacanza vera?
«La situazione per la Provincia si sta dipanando e abbiamo già avviato vari concorsi per nuove assunzioni. Ad esempio dovremmo avere in sede tra non molto un avvocato che potrà coadiuvarmi».
Ma lei non lavora solo in Provincia.
«Sono entrato in Provincia nel ‘96 come funzionario, dal '99 dirigente del settore ambiente. Ho assunto la carica di direttore generale nel 2007 ma nel tempo ho ampliato le funzioni, attualmente sono responsabile finanziario, dell’ufficio legale e della stazione appaltante per le forniture di beni e servizi proprio a causa dell’emergenza che si è venuta a creare. Svolgo anche le funzioni di Direttore dell’Anci Veneto, l’Associazione dei Comuni e dell’Upi, l’Unione delle Province del Veneto. Sempre nell’ambito delle autonomie locali, che ritengo un presidio fondamentale per il nostro ordinamento costituzionale».
Dunque non rimane sempre chiuso tra le quattro mura dell’ufficio.
«No e questo mi salva. Mi sposto, dialogo, mi confronto tra Venezia e Roma dove mi capita spesso di andare. In ogni caso è lavoro non vacanza. Quella spero di assaporarla prima o poi».
Non è che magari lei odia le ferie e le considera inutili, obsolete soprattutto d’agosto, come disse una volta Marchionne.
«No di certo. I periodi di riposo e di stacco durante l’anno sono importantissimi e per i lavoratori rappresentano un modo per riprendersi e ritrovare le forze. Le ferie sono un sacrosanto diritto per tutti. Ribadisco che la mia è una situazione anomala, dovuta alle responsabilità insite nel mio ruolo. Ma spero davvero che l’emergenza si risolva presto».
Come ha fatto a sopravvivere negli ultimi 9 anni?
«Per fortuna posseggo buone capacità di recupero, ma non è solo una questione di dna personale. Il segreto sta nella squadra, è un elemento fondamentale, imprescindibile. Io ho la fortuna di avere dei collaboratori e dei colleghi straordinari. Devo per questo un ringraziamento sentito ai presidenti della Provincia che si sono succeduti, che mi hanno dato fiducia, e oggi al presidente Marcon con il quale si è subito instaurato un rapporto di piena collaborazione e di amicizia, e a tutti i colleghi, uno per uno, per la disponibilità e professionalità. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta».
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