Treviso, i sessant’anni di lavoro della fioraia Pina

L’inizio nel 1957 con le ceste, poi il tavolo in città: «Quanta gente ho fatto innamorare. Smettere? Mai»
passerinii agenzia foto film treviso giuseppina fioraia davanti coin in foto con la fihlia giuditta
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TREVISO. Era il 18 marzo 1957, quando zia Palmira la faceva debuttare in città. Compiva 20 anni, la ragazza. E saliva in corriera, per il primo di tanti viaggi, da Bavaria di Nervesa; lo sbarco nel capoluogo, e poi il su e giù, con le ceste, per tutto il corso, dalla stazione fino in piazza e oltre.

Commercio ambulante. Anzi deambulante, quello dei fiori. Tradizione di famiglia: i suoi antenati avevano cominciato ai primi del Novecento, con i cavalli. E così la giovanissima Giuseppina Gottardo imparava il mestiere: i segreti dei fiori, il sapere della zia frutto di una lunghissima esperienza, il rapporto con i clienti....

Sessant’anni dopo, Giuseppina, per tutti Pina, è ancora in servizio. Ha appena compiuto 80 anni. E nel suo stato di servizio, per tanti decenni, anche il ricercatissimo banchetto dei funghi in piazzetta del Monte di Pietà, sempre con l’adorata zia.

Non cammina più avanti e indietro. Si è stabilizzata, ma un fiore per tutti ce l’ha sempre. Da 43 anni si è fermata - per modo di dire – in corso del Popolo: prima davanti all’ingresso di Coin, poi dall’altra parte in piazzetta Totila, ora ha riattraversato la strada, per collocarsi a fianco di Coin, lungo via Zorzetto. Le ceste sono diventate due tavoli coloratissimi, e Pina ha anche un tavolino e una sedia. E un furgone, non più la corriera.

«Quanti viaggi, non li conto nemmeno..una vita su quelle corriere. Se penso a quando incinta mi prendevano in giro, dicendo che avevo il “tavolino” portatile..», ricorda lei, «mi hanno fermato le autorità, quanto camminare con le ceste». Una rivoluzione. E’ rimasta vedova nel 1985, con 3 figli piccoli. Oggi Giulietta ha raccolto il testimone floreale e lavora con lei, mentre Roberta e Maurizio hanno preso altre strade.

«Non saprei stare senza il contatto con i clienti, amo la gente e questa città...ah, quante persone ho fatto innamorare», racconta dalla sua specialissima postazione. E una signora che attende di essere servita conferma: «E’ vero, posso confermare, sono una di quelle...».

«Mi ricordo quando portavamo le violette da Alfredo, quante gente passava di là... e quanto è cambiata Treviso in questi anni. Per certi aspetti preferisco la città di una volta, c’erano stile, gusto, molta classe. Ma credo che ci si debba anche adattare ai tempi, oggi come ieri c’è un fiore per tutti, e i fiori fanno sempre simpatia». Ma tirano ancora, i fiori? «Non è più come una tempo, ma bisogna sapersi accontentare, ci sono giorni buoni e altri meno ma la prendo con filosofia. Se penso a quante fiorerie hanno chiuso, qui in centro... alcuni erano maestri veri, che insegnavano il mestiere ai ragazzi, che noi ammiravamo: non l’avrei mai pensato. E invece, chi l’avrebbe detto? In città sono rimasta l’unica: ma adesso ci sono i vivai, i supermercati, e i venditori di rose dall’Asia: è cambiato tutto». Scusi, Pina, e di andare in pensione? «Scherza? Me l’avevano offerta, due anni fa. Ma ho detto no: finché ce la faccio, son qua, mi piace. E dico grazie a tutti i clienti».

 

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