Treviso: faceva il gigolò a 16 anni, in quattro a processo

La madre ha scoperto tutto controllando il cellulare del figlio. I clienti sono accusati di prostituzione minorile
TREVISO 10/12/2006 PALAZZO DI GIUSTIZIA - tribunale treviso
TREVISO 10/12/2006 PALAZZO DI GIUSTIZIA - tribunale treviso

Gigolò ad appena sedici anni. A scoprirlo era stata la madre che aveva preso il suo cellulare per capire come mai il figlio nell’ultimo periodo fosse più strano del solito. E tra le chat e i messaggi su internet ad appena 16 anni è emersa la drammatica verità. Quel ragazzino aveva intrapreso una carriera da gigolò e si era infilata in strade pericolose. Ora sono finite a processo quattro persone con l’accusa di prostituzione minorile. Dopo che uno aveva già chiuso i conti con la giustizia scegliendo di essere giudicato con rito abbreviato, rimediando una pena di quattro mesi di reclusione e ottenendone la sospensione condizionale, per gli altri quattro imputati, difesi dagli avvocati Fabio Crea, Italo Albanese, Fabio Pavone e Piergiorgio Oss, si è aperto il procedimento penale di fronte ai giudici del Tribunale di Treviso.

I fatti risalgono tra la primavera e l’autunno del 2012. All’epoca il ragazzo aveva appena 16 anni. Giovane di buona famiglia, era stato proprio lui, autonomamente, a decidere di pubblicare l'annuncio su «bakeka incontri», sito rivolto a uomini e donne a caccia di appuntamenti piccanti. L’obiettivo era quello di guadagnare un po’ di soldi ed essere indipendente dalla sua famiglia.

A scoprire tutto era stata la madre: aveva preso in mano il suo telefonino. Voleva semplicemente controllare cosa combinava il figlio la sera, quali fossero i suoi amici. Di certo non immaginava di trovare decine di messaggi a carattere sessuale inviati da uomini adulti che pagavano per ottenere la compagnia e le attenzioni del suo ragazzo. Immediata la denuncia alle forze dell’ordine. Era poi scattata un’indagine che aveva portato a mettere sotto inchiesta cinque persone. In quattro sono poi finiti davanti al collegio dei giudici del tribunale di Treviso. A loro è contestato il reato di prostituzione minorile.

Di bell’aspetto, il 16enne era riuscito in poco tempo a racimolare un giro di clienti tale da garantirgli qualche centinaio di euro in più al mese, quanto basta per poter far fronte a qualche sfizio, come un capo d’abbigliamento firmato, una cena fuori con gli amici. Tra i clienti persone qualunque: professionisti e professori, impiegati di età tra i 40 e i 50 anni. Incontravano il loro giovane gigolò a domicilio oppure in hotel.

Nella casella dei messaggi la madre aveva trovato una manciata di sms con cui i clienti si accordavano con il giovane per il loro incontro. Superato lo sconforto iniziale, la donna era subito andata dalla polizia per denunciare il fatto. Cinque di loro sono stati rinviati a giudizio. Uno ha deciso di risolvere la propria posizione con un patteggiamento a 4 mesi di reclusione. La linea della difesa è semplice: quel ragazzo, alto, robusto con barba non dimostrava affatto 16 anni, anzi. Inoltre lui stesso negli annunci si spacciava per un ragazzo di 23. Questo non ha comunque convinto il gup Massimo Vicinanza, che rigettando la richiesta di archiviazione presentata Alessia Tavarnesi, della distrettuale di Venezia, ha disposto l'imputazione coatta.

Giorgio Barbieri

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