Treviso, ecco la spazzacamina Jessica: "Io, signora dei tetti"

VOLPAGO. La signora dei camini. È trevigiana una delle uniche due donne spazzacamino al lavoro in Italia. Jessica Zanusso, 30 anni, di Volpago, è tra le pioniere di una professione dove a farla da padrone nel nostro Paese sono ancora gli uomini. Eccezion fatta per un'altra gentil collega che opera a Verbania, Jessica condivide con lei il primato di un mestiere fino ad oggi completamente al maschile. Di certo per Jessica, spazzacamina figlia d'arte – il papà Paolo Zanusso è maestro spazzacamino dell'Associazione italiana degli spazzacamini e fumisti, il primo ad aver aperto la strada alla professione nella Marca a partire dal 1990 – il lavoro di spazzacamina non è una questione di genere.
La passione l'ha sentita nascere fin da bambina. E la scelta di dotarsi di spazzole, aste e scale per salire ogni giorno fin sopra i tetti a vigilare sul buon funzionamento dei camini arriva a 22 anni. Da qualche anno Jessica, ha iniziato pure a insegnare, seguendo le orme di papà, all'istituto Cecconi di Udine dove si svolgono i corsi per spazzacamino riconosciuti a livello europeo.

Jessica come hai cominciato a salire sui tetti?
«Fin da piccola ero affascinata dalla divisa di mio padre. Per una bambina vedere il papà con la giacca nera con dei bottoni grandi, il cilindro, una corda con delle spazzole sulle spalle e la faccia tutta nera di fuliggine significava vivere una fiaba. Era come avere sempre in casa uno dei personaggi del film Mary Poppins. Mi sembrava di toccare il cielo. Passano gli anni e sempre in estate mi piaceva seguirlo al lavoro, fino alla maturità. E da qui che ho cominciato a imparare».
Quando quel sogno di bambina è diventato la tua professione?
«Dopo il diploma all'istituto d'arte i sogni erano tanti. Ho lavorato in una cartoleria. Poi in un bar. Volevo tutt'altro genere di lavoro. Più femminile, per rendermi autonoma dalla famiglia. E così ho fatto. Ma solo nel lavoro di spazzacamina mi sentivo realizzata. Nel frattempo ho conosciuto il mio compagno. Lui aveva lavorato per alcune ditte che poi hanno trasferito all'estero. Non sentivamo sicurezze per il nostro futuro. Così un giorno ci siamo detti: perché non provare a fare gli spazzacamini? Io il lavoro lo sapevo fare. E pure lui, visto che qualche volta era andato con papà a istallare canne fumarie. Così son tornata indietro senza ripensamenti. E ho iniziato l'attività».
Cosa vuol dire fare la spazzacamina nel 2017 e cosa hai dovuto fare per diventarlo?
«Otto anni fa ho iniziato a frequentare i corsi a Udine per abilitarmi alla professione. È un master professionale riconosciuto a livello europeo. Si comincia dalla teoria per arrivare alla pratica. Compreso lo studio della montagna di normative in materia. Ho imparato a smontare e rimontare tutti i diversi tipi di stufe. Come eseguire la pulizia della canna fumaria. E i controlli per la sicurezza. Seguo i corsi di aggiornamento sulle normative del settore che diventano di anno in anno più fiscali. Lo spazzacamino oggi è diventato quel professionista che garantisce nell'uso delle stufe l'assenza di rischi. E firma - come avviene con il caldaista per gli impianti di riscaldamento - il libretto di manutenzione delle canne fumarie. Con tutte le responsabilità civili e penali che ne derivano».
Due sole signore al lavoro sui tetti. In Italia c’è spazio per donne-spazzacamine?
«Ci sono pro e contro. Alcuni quando vedono arrivare una ragazza spazzacamina lo apprezzano tantissimo. Altri stigmatizzano. Pensano che visto che sei donna non puoi essere capace. Che il camino non è affare per signore insomma. Ma appena il lavoro è terminato e vedono il risultato allora davvero cadono tutte le barriere culturali, i preconcetti e i luoghi comuni».
La fatica fisica da mettere in conto, se non addirittura il pericolo di salire sul tetto ti hanno mai fatto pensare di cambiare lavoro?
«Da sola mi è impossibile alzare le scale più grandi, rimuovere delle tubazioni pesanti o delle piastre all'interno dei caminetti. Queste sono le uniche eccezioni del lavoro che richiedono una maggiore forza fisica. E in questo ho la fortuna di lavorare insieme al mio compagno che mi appoggia e mi dà una mano».
La fuliggine non è certo fondotinta. E davanti a certi cliché di femminilità, come donna, hai mai avuto paura di sporcarti tutti i giorni il viso e le mani?
«Messa così verrebbe da tirarsi indietro. Perché è normale sporcarsi di fuliggine. Io tolgo i tubi delle stufe e dei camini e per forza mi sporco. Ma non bisogna mai aver paura di sporcarsi le mani. Tanto più se ci si può sporcare nel lavoro che si è scelto per passione. E quando ho finito di lavorare non rinuncio certo alla mia femminilità. In questi giorni, poi, sto provando il vestito per le nozze». E non sarà certo color fuliggine....
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso