Treviso, danni cerebrali dopo il parto: risarcimento da 3 milioni

Ma non è tutto: difatti il team legale che assiste la famiglia, che vive a Treviso, unitamente alla società di tutoring, è stato costretto a precettare il nosocomio Ospedale San Pietro-Fatebenefratelli in vista di quella che sarà l'azione dirimente della vicenda: il pignoramento. Tutto ciò dovuto al fatto che l'ente non intende onorare il risarcimento spettante alla famiglia

TREVISO.  Si tratta di uno dei più importanti ospedali di Roma, il San Pietro-Fatebenfratelli ed è protagonista di una incredibile vicenda di malasanità che sfocia in un risarcimento record del valore di 3 milioni di euro destinato a una famiglia di Treviso.

Il caso, su cui si è pronunciato in primo grado il Tribunale Civile di Roma, concerne la vicenda di un neonato rimasto gravissimamente lesionato (paralisi cerebrale) subito dopo il parto in seguito ad una mancata trasfusione. "La consulenza medico-legale, disposta dal Giudice nel corso del processo, conferma – spiega Roberto Simioni, Presidente di Obiettivo Risarcimento, leader in Italia nell'attività di tutoring in gravi casi di malasanità – l'omessa terapia trasfusionale che, invece, si imponeva dato che nel piccolo era stato riscontrato un elevatissimo livello di bilirubina nel sangue in ragione dell’incompatibilità del suo gruppo sanguigno con quello della madre".

I danni patiti dal minore, che oggi ha 15 anni e nel frattempo con la famiglia si è trasferito da Roma a Treviso, sono gravissimi: paralisi celebrale infantile, ritardi neuro-cognitivi, distonia, sindrome atetosica; il bambino inoltre è ipovedente e affetto da grave ipoacusia. Ma non è tutto: difatti il team legale che assiste la famiglia, unitamente alla società di tutoring, è stato costretto a precettare il nosocomio Ospedale San Pietro-Fatebenefratelli in vista di quella che sarà l'azione dirimente della vicenda: il pignoramento. Tutto ciò dovuto al fatto che l'ente non intende onorare il risarcimento spettante alla famiglia. Si tratta di allungamento ulteriore dei tempi che non fa altro che protrarre questo calvario: il caso infatti è del 2002 ma solo a settembre 2016 si è arrivati a sentenza e da pochi giorni la medesima è diventata titolo esecutivo.

"E' evidente che la cifra che la famiglia dovrà ricevere come risarcimento - spiega ancora Simioni, facendosi portavoce dei genitori del piccolo - non servirà a ridare una vita normale al minore ma almeno con questo denaro gli si potrà garantire un'esistenza dignitosa. Le menomazioni psicofisiche del ragazzo hanno reso difficilissime le condizioni di convivenza e di sussistenza economica dell’intero nucleo familiare che ha dovuto indebitarsi con parenti e amici al fine di garantire al figlio (ultimo di tre) il minimo per sopravvivere. Da qui la volontà dei genitori di invocare carità ed aiuto a Papa Francesco".

Da evidenziare che la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale Civile di Roma, che ha appurato la responsabilità del nosocomio, è stata appellata da quest'ultimo alfine di ottenere la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza; in questo senso la Corte d’Appello di Roma ha già respinto la richiesta: "ciò significa che la sentenza di primo grado del Tribunale costituisce titolo esecutivo perciò la famiglia preannuncia l'imminente avvio dell’esecuzione forzata. E' imbarazzante che un ente religioso si ponga in questa posizione: siamo fiduciosi che il caso di questo ragazzino possa essere risolto il prima possibile senza ricorrere al pignoramento di beni dell'ospedale" chiude Simioni.

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