Treviso, chi ha il reddito di cittadinanza pagherà doppio l’affitto Ater

TREVISO. Case popolari dell’Ater, dal primo luglio oltre alla stangata la beffa: chi percepisce il reddito di cittadinanza pagherà molto più caro l’affitto. Complici le nuove norme, il sindacato degli inquilini calcola in una media di 55 euro a testa il rincaro per i residenti. All’interno di affitti calmierati, un incremento percentuale che può arrivare al 100% e oltre. Si parla di una platea di oltre cinquemila trevigiani, di cui circa 1.500 percepiscono il sussidio introdotto dal governo Lega-Cinque Stelle. Per loro due possibilità: continuare a beneficiare del reddito di cittadinanza pagando più caro l’affitto, o rinunciare al sussidio mantenendo invariato (o con aumenti più leggeri) il canone.
Cosa succede
La norma che sta per entrare in vigore parla chiaro: dal primo luglio si terrà in considerazione, per determinare i canoni di affitto delle case popolari, anche l’Isee, Indicatore socio-economico equivalente. E nel calcolo rientrerà anche la somma percepita con il reddito di cittadinanza. Se si considera poi che il canone minimo per le case Ater salirà da 10 a 40 euro, ecco che per molti inquilini, spesso in condizioni di indigenza, il salasso rischia di essere gravoso. «Lo Stato con una mano dà, con l’altra toglie» ha già protestato qualcuno agli sportelli dei Caf, e in molti sono infuriati anche per la mancanza di comunicazioni da parte della Regione. In questi giorni stanno arrivando le lettere agli inquilini direttamente da Ater, gli aumenti saranno effettivi dal primo luglio e la situazione patrimoniale e reddituale degli assegnatari sarà riverificata anno per anno.
«Legge caos»
Alessandra Gava, del sindacato inquilini Sunia, spiega che il problema non è tanto l’introduzione del reddito di cittadinanza nei parametri del calcolo («Tutto ciò che modifica l’Isee va a determinare i nuovi canoni di affitto»), quanto la mancanza di informazioni. «Ci preoccupa che agli assegnatari degli alloggi non sia stata fatta alcuna comunicazione» continua Gava, «arrivano plichi con lettere piene di numeri e dati difficili da leggere. Avevamo chiesto che la Regione organizzasse degli incontri per spigare le novità, ma nulla è stato fatto. I nuovi calcoli per determinare il costo dell’affitto sono complicati, molte cose non sono chiare comprese i parametri utilizzati».
Un primo impatto sulle famiglie, con o senza reddito di cittadinanza, è comunque stato fatto: «L’aumento medio dei canoni dovrebbe essere di 55 euro. Tutta la gestione delle pratiche sarà centralizzata in un “cervellone” informatico della Regione. Nei prossimi giorni organizzeremo una serie di incontri con i cittadini e distribuiremo un volantino per provare a spiegare le novità».
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