Treviso, case popolari, contratti di 5 anni. E aumentano gli affitti

TREVISO. Per le case popolari è partita - ancora lentamente - la rivoluzione innescata dalla nuova legge regionale del 26 ottobre scorso.
Ben tremila lettere sono in viaggio, dall’Ater di Treviso, verso le case di altrettanti inquilini, per chiedere l’Isee alla luce delle nuove norme, i parametri economici degli assegnatari che ora diventano indispensabili per determinare i nuovi canoni, in ogni caso non inferiori ai 40 euro mensili. Parametri e meccanismi - sia per la definizione degli affitti che per i punti delle graduatorie - sono ora delegati dalla nuova legge alla giunta regionale, cui spetta il completamento della riforma, che supera la vecchia legge 10 del 1996. Va ricordato che l’Ater di Treviso gestisce ora 4.700 alloggi.
La svolta «epocale» è quella della durata degli affitti: non più assegnazioni illimitate, ma contratti della durata di 5 anni (con possibilità di rinnovo se condizioni economiche e familiari persistono) e appunto l’inserimento dell’ Isee-Erp per calcolare i requisiti economici del canone di affitto.
Il primo requisito però per accedere agli alloggi popolari sarà avere 5 anni di residenza in Veneto, anche discontinui, negli ultimi 10.
La legge crea poi gli “ambiti territoriali sovracomunali”, senza però precisare quanti Comuni entrino in questi ambiti; riduce l’ospitalità temporanea per altre persona a soli 30 giorni (e questo vale anche per badanti; si dovrà pertanto rinnovare le richieste); introduce la “mobilità forzata” per gli assegnatari, la cui mancata accettazione può determinare decadenza dall’alloggio; concede un solo rientro annuale dalla morosità, pena la perdita dell’alloggio. Infine, l’emergenza abitativa, la cui quota dovrà essere ridotta al 10% dall’attuale soglia media del 60%, dovuta soprattutto agli sfratti di famiglie con minori e a casi particolarmente gravi sotto il profilo del disagio sociale.
«Le nostre richieste, a tutela soprattutto dei nuclei familiari più deboli, sono rimaste in generale lettera morta», commenta il sindacato Sunia, con la segretaria provinciale Alessandra Gava, «apprezziamo l’introduzione di parametri economici, ma ancora non c’è chiarezza su questo Isee Erp. E così anche il maggior rigore sui canoni e sulla morosità: ma restano troppi nodi. Dal problema enorme dell’emergenza abitativa, che rischia di ricadere sui sindaci e sul bilanci comunali, alle spese condominiali, spesso insostenibili, e che dovrebbero entrare in una voce omnicomprensiva da calmierare proprio per aiutare chi oggettivamente non ce la fa a sostenerle. Infine, temiamo piogge di ricorsi e sovraccarichi di lavoro per uffici comunali e per i servizi sociali».
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