A Treviso il centro estivo anti-bullismo a due passi dalla zona rossa

Alla Canottieri Sile attività senza cellulare, per remare nella stessa direzione. Nicola Romano: «I violenti? Bisogna gratificarli in contesti virtuosi. Pulizia del fiume, silenzi, accettazione dei ruoli e fiducia: serve per ritrovarsi»

Pietro Nalesso
Alla Canottieri Sile il centro estivo anti-bullismo
Alla Canottieri Sile il centro estivo anti-bullismo

Un centro estivo educativo, anti-bullismo, a due passi dalla zona rossa. Anzi, di fatto proprio di fronte, a strettissimo contatto con l’area più “calda” di Treviso, trattandosi di strettissima attualità. Antibullismo, per imparare ad andare – anzi, a remare – tutti nella stessa direzione.

La proposta della Canottieri Sile non cambia per il 2025, lo stato di sicurezza della zona della società invece sì.

Nove settimane – dal 9 giugno al 18 luglio e dal 18 agosto fino al 6 settembre – per 25 ragazzi accolti volta per volta dai 9 ai 17 anni che provano il kayak, il canottaggio e la voga alla veneta.

Ma lo sport è uno strumento per raggiungere un fine superiore, quello educativo:

«Portiamo i ragazzi dal ponte de fero al parco naturale del fiume Sile», racconta il maestro Nicola Romano, deus ex machina della storica società remiera trevigiana,

«è un centro estivo unico nel suo genere, esclusivo, suggestivo e particolare. Silenzi, pause contemplative e un percorso sensoriale, i ragazzi riescono a trovare il contatto con la natura e con animali non comuni».

Ma il carattere pedagogico del centro estivo fa la differenza:

«Quando i ragazzi arrivano chiediamo di lasciarci il cellulare, poi filmiamo alcune delle loro attività per mostrare i progressi ai genitori.

In acqua si rema tutti nella stessa direzione, servono accettazione dei ruoli, condivisione degli obiettivi, collaborazione, comunicazione, ascolto e fiducia.

E così migliora anche l’autostima: chi è più esperto tende ad aiutare il più piccolo se è in difficoltà, creando uno scambio virtuoso».

Le proposte della Canottieri Sile sono molteplici e hanno un riflesso positivo nel sociale:

«Teniamo anche un corso di educazione ambientale nel parco in collaborazione con Contarina, i ragazzi si muniscono di guantini, pinzette e sacchetti e tutti insieme andiamo a raccogliere i rifiuti nel parco naturale del Sile.

Il vicesindaco Manera e il sindaco Conte consegnano gli attestati alla fine della settimana; lo faccio da 7 anni, possiamo sempre andare oltre».

Ma adesso il quadrante della stazione ferroviaria è zona rossa, e le novità non passano inosservate:

«Quando sono in acqua e alzo lo sguardo vedo tanti ragazzi distratti e superficiali, ma con le nostre attività voglio portarli in un ambiente in cui si sentano considerati alla pari di tutti.

Molti non accettano il ruolo dell’istruttore, lo stesso accade con i genitori, ma serve gratificare i bulli all’interno di un contesto virtuoso.

Chi bazzica lì intorno e butta l’occhio sul fiume nota 40 persone che remano nella stessa direzione e sono meravigliati».

Ma allora, la zona è ancora vivibile per chi fa sport o no?

«I genitori che ci portano i figli ci lasciano il loro bene più prezioso, ricambio dando il buon esempio; la società è sempre aperta, viviamo il Sile tutti i giorni.

Abbiamo tantissima richiesta, facciamo attività a servizio della società e proponiamo giochi nell’ambiente.

Puntiamo sul feedback con i genitori, sono loro stessi che si accorgono se il figlio è contento e come si comporta.

Certo, ho notato qualcosa di diverso nelle ultime generazioni, ma penso solo a fare il mio lavoro bene e aiutare chi si comporta fuori dalle righe quando ne ho la possibilità».

 

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