Treviso, 130 studenti a servizio dei più fragili grazie al progetto M’illumino d’impegno

I giovani hanno vissuto esperienze in realtà che si occupano di tossicodipendenza, disabilità, anziani, marginalità, minori, assistenza mamma-bambino. L’iniziativa della pastorale giovanile e dalla Caritas della diocesi di Treviso

I 130 protagonisti del progetto M'illumino d'Impegno 2025
I 130 protagonisti del progetto M'illumino d'Impegno 2025

 

Ragazzi e ragazze in prima linea nel sociale: più di 130 studenti delle scuole superiori della Marca hanno preso parte al progetto M’illumino d’impegno, un fine settimana di servizio e formazione per giovanissimi organizzato dalla pastorale giovanile e dalla Caritas della diocesi di Treviso. 

L’iniziativa, culminata domenica 16 febbraio, ha raccolto l’adesione di ragazzi e ragazze fino ai 21 anni: ben 130, in totale, insieme agli educatori e all’equipe promotrice.

I giovani hanno potuto conoscere e vivere il servizio in alcune realtà che si occupano di tossicodipendenza, disabilità, anziani, marginalità, minori, assistenza mamma-bambino. E hanno vissuto tutto questo formandosi, grazie all’incontro con i volontari e gli operatori delle realtà presenti nel territorio e all’ascolto di testimoni. 

La conclusione, domenica 16 febbraio, con la messa presieduta dal vescovo di Treviso Michele Tomasi, e concelebrata da don Paolo Slompo, direttore dell’ufficio di Pastorale giovanile, e don Bruno Baratto, direttore di Caritas tarvisina, seguita dal pranzo in Seminario.

«Per cercare il Cielo bisogna guardare con occhi aperti la Terra. Per cercare Dio bisogna incrociare lo sguardo dei fratelli e delle sorelle e spesso bisogna farlo verso il basso: quando ci si china per aiutarle, lì c’è Gesù che ci parla» il messaggio che il vescovo Michele Tomasi ha voluto lasciare ai giovani durante la messa.

«Nel servizio avete incontrato il Signore Gesù, che per questo vi chiama beati – ha aggiunto, richiamando il Vangelo sulle Beatitudini di questa domenica -. Se ci riconosciamo bisognosi gli uni degli altri e se la vita è solo dono, questo lo riceviamo in ogni battito, respiro, gesto, sguardo. Se accettiamo questo, accogliamo di essere figli di Dio e, per questo, tutti fratelli e sorelle. Noi non ricordiamo un uomo morto, Gesù è morto, ma è risorto, è qui in mezzo a noi. Con lui possiamo permetterci di essere piccoli e fragili, perché lui ci prende e ci porta verso la felicità e la beatitudine».

 

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