Treno deragliato a Istrana per la falla nelle condotte

I periti che dal 2011 indagano sull’incidente accusano la rete del Consorzio «Una perdita ha indebolito i binari». Pende un risarcimento da 1,5 milioni

ISTRANA.

È stata l’acqua a far deragliare il treno merci che la mattina del 27 settembre 2011 è uscito dai binari frantumando oltre 600 metri di binari, scambi, sistemi di controlli del traffico ferroviario a ridosso della stazioncina di Istrana. La lunga perizia disposta dal tribunale per dare una causa all’incidente che causò la paralisi per ore dell’intera linea Treviso-Vicenza ha escluso responsabilità penali, ma non quelle civili.

L’indagine ha avuto una svolta nelle ultime settimane con la consegna dei risultati delle analisi fatte da Polfer, tecnici ferroviari e geologi nell’ara dell’incidente. Le conclusioni tratte dagli esperiti hanno escluso che il deragliamento sia stato causato da un problema ad uno dei carri del treno merci inquadrando come causa dell’incidente il terreno sottostante i binari.

Cos’era successo? Nei pressi della massicciata era (ed è) presente una condotta di scarico delle acque piovane, una canaletta che terminava in un comunissimo sifone. Con un problema: una perdita. Secondo gli esperiti il continuo fluire dell’acqua che usciva dal sifone nel terreno sottostante la massicciata ha creato un’area umida che ha fortemente compromesso la tenuta del grande strato di argilla sotto i binari. Non è servito un giorno a creare questa situazione, ma ben di più. A concorrere potrebbe essere stato poi il clima di quei giorni, fatto sta che la colata d’acqua e il passaggio del merci quella mattina di fine settembre si sono fatalmente incrociate.

Al passaggio dei pesanti vagoni del convoglio i binari che appoggiavano su un terreno argilloso con proprietà elastiche ben alterate dall’acqua avrebbero rimbalzato facendo “saltare” i vagoni fuori dalle corsie. Un deragliamento che unito alla spinta del treno ha avuto l’effetto di distruggere tutta la ferrovia dal punto del deragliamento fino al punto in cui il treno di è arrestato.

Totale dei danni? Oltre 1,5 milioni di euro secondo la stima fatta da Rfi che da mesi aspettava i risultati dell’inchiesta per capire se e a chi indirizzare la maxi richiesta di risarcimento.

Stando ai risultati delle perizie ora la responsabilità civile dell’incidente ricadrebbe sull’acqua, solo che in questo caso non parliamo di fossetti e pozzanghere, ma di una rete di scolo che ha un gestore con nome e cognome: il Consorzio di bonifica Piave.

All’ente di Montebelluna potrebbe arrivare il conto di Rfi. Salvo la società che gestisce la rete ferroviaria italiana non abbia deciso di soprassedere. Di certo, se e quanto arriverà la richiesta di risarcimento, si innescherà una nuova causa giudiziaria visto che difficilmente il consorzio si accontenterà della perizia dei tecnici, soprattutto davanti ad una richiesta di risarcimento così onerosa.

Nonostante siano passati anni dall’incidente, pare ci vorrà ancora tempo per mettere a parola fine alla vicenda che fortunatamente non causò vittime nè feriti, solo un grande caos. Ci vollero ore perchè le gru chiamate da Rfi riuscissero a rimettere sui binari il vagoni. E ancor di più per ripristinare la linea.

Federico de Wolanski

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