Tre mesi per dare un nome al suicida: è un disoccupato di Vittorio Veneto

Vittorio Veneto. Numero di matricola della pistola e test del Dna ne hanno confermato l’identità L’uomo viveva in un appartamento in centro, si era tolto la vita ai primi di giugno

VITTORIO VENETO. Svelato il mistero del cadavere senza nome. È Mauro Zago, un disoccupato vittoriese di 46 anni, l'uomo trovato morto un mese fa sul Montebello sopra le Perdonanze. La conferma ufficiale è arrivata lunedì dopo i risultati degli esami su campioni di Dna. Risolto quindi il giallo sull'identità del misterioso cadavere, suicida con un colpo di pistola. I carabinieri sono arrivati alla sua identità tramite la comparazione del suo Dna con quello dei familiari. A portare gli uomini dell'Arma sulle tracce dei parenti dell'uomo è stata la pistola trovata accanto al cadavere.

L'arma, infatti, regolarmente detenuta, era intestata proprio a Zago. Per avere la conferma dell’identità c’è voluto però l'esame, perché il corpo ritrovato era irriconoscibile, ormai scarnificato e in avanzato stato di decomposizione. Si è così avuto la conferma che si trattava proprio del 46 enne vittoriese, come nei primi riscontri delle indagini era stato ipotizzato. Il corpo di Mauro Zago era stato ritrovato il 3 settembre. «Si tratta di un suicidio che sarebbe stato compiuto verosimilmente ai primi di giugno», spiega il comandante della compagnia dei carabinieri di Vittorio Veneto Alberto Giletti che ha condotto le indagini. A scoprirlo per puro caso, nel tardo pomeriggio di una domenica di fine estate, era stato un escursionista che si trovava in passeggiata insieme con il figlio, accompagnati dal loro cane.

L'animale si era all’improvviso bloccato e si era messo ad abbaiare davanti a una siepe sulla cima del Montebello. Il ragazzino ha raggiunto il cane, non comprendendo lo strano comportamento, e a quel punto si è imbattuto nel terribile ritrovamento. In mezzo alla boscaglia, seminascosto tra la vegetazione, era emerso quel che restava del misterioso corpo. Accanto vi era la pistola con la quale Mauro Zago aveva deciso di farla finita.

Subito dopo il ritrovamento la Procura di Treviso aveva aperto anche un'inchiesta ipotizzando il reato di omicidio, per cercare di risolvere il mistero ma anche per fugare ogni dubbio. A mano a mano i riscontri hanno portato a confermare il suicidio, escludendo così la pista del delitto. I carabinieri avevano iniziato intanto a passare al setaccio le banche dati delle persone scomparse. L'uomo viveva da solo in un condominio di viale della Vittoria, in centro città. Nessun familiare aveva però denunciato la sua scomparsa perché Zago da tempo aveva interrotto ogni rapporto con i parenti. Da tempo soffriva di sindrome depressiva.

Questo stato lo aveva sempre più isolato dal mondo portandolo a troncare ogni rapporto con chiunque lo conoscesse.L'uomo aveva cambiato più residenze, per un periodo aveva abitato anche a Conegliano, dove vive il padre. Già firmato il nulla osta del magistrato per poter dare a Mauro Zago una degna sepoltura.
 

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