«Trauma terribile, adesso vanno aiutati»

Parla la psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «Un’esperienza drammatica che non dimenticheranno mai»
La psicologa Maria Rita Parsi (s) e il conduttore di Miss Italia Fabrizio Frizzi (d) durante la conferenza stampa di presentazione delle serate finali di Miss Italia oggi 17 settembre 2011 a Montecatini Terme. Ansa/ Carlo Ferraro
La psicologa Maria Rita Parsi (s) e il conduttore di Miss Italia Fabrizio Frizzi (d) durante la conferenza stampa di presentazione delle serate finali di Miss Italia oggi 17 settembre 2011 a Montecatini Terme. Ansa/ Carlo Ferraro

VITTORIO VENETO. Il caso dei due bambini che hanno vegliato il padre morto ha fatto il giro d'Italia. A restarne impressionata è stata anche la professoressa Maria Rita Parsi, notissima psicoterapeuta. «Ho letto la notizia sui giornali», ha detto ieri da Milano dove si trovava per lavoro. «Questi bambini, queste creature, si sono misurate addirittura per due giorni con la morte e con chi li proteggeva dalla morte».

Che conseguenze sui bambini per questo essersi misurati con la morte?

«I genitori rappresentano le difese primarie dei bambini. Già uscire dal grembo della madre, rappresenta un'esperienza di morte. In questo caso chi ti difende da questa esperienza? I genitori, che ti contengono, ti appoggiano, ti aiutano».

Quindi per il futuro cosa accadrà a questi bambini?

«Questa terribile esperienza rimarrà indelebile. Questi bambini vanno aiutati dal punto di vista terapeutico per elaborare il lutto che hanno patito. Devono disegnare, sdrammatizzare, essere ascoltati, rinfrancati. Occorre soprattutto lavorare a livello creativo per aiutarli ad elaborare e scaricare questo trauma».

Impressiona il fatto che siano rimasti al capezzale del padre.

«Anche se hanno quattro anni hanno capito che il padre non rispondeva più. Per due giorni hanno atteso inutilmente il risveglio del papà. Avranno capito che la morte è una situazione dalla quale non ci si risveglia più. Vanno aiutati terapeuticamente in modo incredibile. Riusciranno a tollerare questa esperienza ma non a dimenticarla. È un evento molto traumatico».

Quanto si sono resi conto di quello che è successo?

«Non si sono resi conto a livello di esperienza di adulti. Sono bambini di quattro anni che non hanno avuto esperienza della morte fino a quel momento. Hanno sicuramente capito che era inutile scuotere il padre. Era inutile chiamarlo, che non tornava. Bisogna aiutarli a elaborare il lutto del passaggio dalla vita alla morte. Dal fatto che loro siano stati lì a vegliarlo, a contenerlo, quando il loro desiderio era essere contenuti, aiutati.

Due giorni sono stati davvero lunghi.

«Per i bambini sono un tempo infinito. Loro non misurano il tempo come lo misuriamo noi. Tanto più che hanno vissuto il trauma di non poter essere difesi da chi avrebbe dovuto difenderli dall'angoscia della morte». (f.g.)

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