Tragedia di Cimadolmo, il Piper volava bassissimo, il pilota aveva bevuto

La relazione dell’Agenzia per la sicurezza del volo sull’incidente che costò la vita a Matteo Passarella e Ornella Pillot
Piper si schianta a Ferragosto del 2018 sul Piave, vittime il pilota Matteo Passarella e la compagna di viaggio Ornella Pillot, entrambi di Villorba
Piper si schianta a Ferragosto del 2018 sul Piave, vittime il pilota Matteo Passarella e la compagna di viaggio Ornella Pillot, entrambi di Villorba

VILLORBA. Il Piper su cui due ani fa morirono Matteo Passarella, 47enne, e Ornella Pillot, 46anni, entrambi di Villorba, non si sarebbe schiantato se avesse volato alle quote di legge, e forse nemmeno se Passarella si fosse messo a pilotarlo senza aver bevuto. Nel suo sangue infatti sono state ritrovate tracce di alcol. È l’esito dell’inchiesta operata dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo sull’incidente aereo occorso a Cimadolmo nel 2018.

L’INCIDENTE

Il piper era del 1977 ma regolarmente manutentato. Era partito dall’avio superficie “Campo Jonathan” alle Grave di Papadopoli intorno alle 18.30 del 15 agosto per effettuare un volo turistico, ricreativo. Era il secondo fatto nel giro di una mezzora.

Alla guida del velivolo sempre Passarella che era un pilota di esperienza. Il primo volo era andato bene, il passeggero era stato fatto scendere ed era salita Ornella Pillot. Il volo dei due non era durato molto, l’impatto con un cavo dell’alta tensione aveva fatto precipitare il Piper, poi incendiato. Per i due a bordo nulla da fare.

SCAMPAGNATA IN PISTA

Quel giorno nel campo di volo era stata organizzata quella che è stata descritta dai testimoni come una “scampagnata”, amici del volo e conoscenti si erano ritrovati a Cimadolmo per un pranzo, tutti attorno ad una grande tavolata in cui si era bevuto e mangiato. Nel tardo pomeriggio la proposta di Passarella: «Chi vuole fare un volo?» e le due adesioni.

IL SECONDO VOLO TROPO BASSO

Il passeggero del primo volto, ascoltato dagli investigatori, ha raccontato come Passarella avesse sorvolato già l’area del ritrovo a bassa quota (il limite di volo e fissato a quota150 metri) «tanto da far distinguere chiaramente il terreno, le cose e le persone».

L’agenzia ipotizza abbia tenuto le stesse altitudini anche nel secondo volo, procedendo a «quota molto bassa» lungo il Piave. Ma non è possibile sapere perchè «con incontrovertibile certezza». Bravata? Solo un volo randente? Di certo, se avesse rispettato i 150 metri non avrebbe tranciato di netto un cavo posto a 10,39 metri d’altezza, e «regolarmente non segnalato» visto che nessuno avrebbe mai dovuto volare a quella quota minima.

L’ALCOL NEL SANGUE

«Gli esami tossicologici hanno rilevato, al momento dell’incidente, la presenza di alcol nel sangue» di Passarella scrivono gli agenti, «non parrebbe potersi escludere che l’assunzione i sostanze alcoliche possa, anche in maniera marginale, aver contribuito negativamente sulle capacità percettive del pilota» che in quel preciso punto, si sarebbe trovato anche il sole in faccia.

LE CONCAUSE

Quale l’ordine delle responsabilità? Quale quello delle casualità? Difficile sostenerlo anche per gli investigatori dell’agenzia che metto in fila i fatti: il pilota non ha osservato le regole dell’aria; all’evento «potrebbe aver contribuito la posizione del sole»; «non si può escludere che l’alcol possa aver influito anche in maniera marginale». —


 

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