Traffico di macchine di lusso sgominata banda italo-svizzera

Sei uomini sono finiti dietro le sbarre per riciclaggio di vetture rubate o di provenienza illecita: a Treviso operavano le menti dell’organizzazione, 12 le denunce e un centinaio i veicoli sequestrati
Di Marco Filippi
Filippi Treviso conferenza stampa questura arresti polizia stradale formica massiliano luca
Filippi Treviso conferenza stampa questura arresti polizia stradale formica massiliano luca

Sei arresti, 12 denunce a piede libero, 8 perquisizioni e 22 veicoli recuperati su 23 riciclati all’estero, per un valore di oltre un milione di euro. Sono i numeri dell’operazione “D.J.”, messa a segno, all’alba di ieri, dalla polizia stradale di Treviso. L’indagine, durata sette mesi, ha permesso di sgominare un’organizzazione internazionale dedita al riciclaggio di auto di lusso, rubate o frutto di illeciti, verso paesi esteri, in particolare la Svizzera, ma anche Germania, Ungheria, Estonia ed altri paesi dell’Est. La banda era composta da un mix di cittadini italiani e stranieri, in prevalenza residenti nella provincia di Treviso. Dietro le sbarre sono finiti Juan Carlos De Jesus Espinal, 30 anni, un dominicano di Treviso, Francesco Levak, 49 anni di Ponzano Veneto, Luca Pastrello, 40 anni di Musile di Piave,Sandro Baldan, 64 anni di Abano Terme, Massimiliano Luca Formica, 34 anni, originario di Siracusa, residente a Treviso, e Keidison Jhoenckjs Pujols Medina, 30 anni, un dominicano di Treviso.

La tecnica. La tecnica dell’organizzazione era molto semplice ed era finalizzata a “ripulire” auto rubate o comunque frutto di truffe o appropriazioni indebite da leasing mai pagati per essere poi rivendute nel mercato estero. In genere un uomo della banda si presentava in un’agenzia di pratiche automobilistiche per produrre le richieste di radiazione per esportazione dei veicoli. È una pratica che consiste nella cancellazione dal Pra di un’auto con il ritiro delle targhe italiane, consentendo poi la nuova immatricolazione del mezzo all’estero con il rilascio di un nuovo libretto di circolazione e nuove targhe. Un’operazione che permette di “ripulire” il mezzo da ogni vicenda pregressa.

Il passo falso. L’indagine parte il 14 agosto scorso quando Baldan, sotto il falso nome di Paolo Garro, si presenta in un’agenzia di pratiche automobilistiche di Treviso per chiedere la radiazione per esportazione verso l’Austria di un’Audi Q5. La pratica viene sbrigata immediatamente. Qualche ora dopo, il titolare dell’agenzia viene chiamato da una persona che racconta di essere stato contattato come eventuale acquirente di quel veicolo ma, dalle informazioni avute da una società di leasing, era venuto a conoscenza che l’autovettura non era mai stata venduta. Insospettito, il titolare dell’agenzia effettua subito approfondimenti dai quali scopre che l’Audi Q5 è sotto contratto di noleggio ancora valido, sia pur da un cliente moroso, che non si chiama Paolo Garro. La pratica di radiazione dell’Audi Q5 viene subito annullata. Lo stesso avviene per quella di una Bmw M3 Cabrio che il sedicente Paolo Garro aveva effettuato il giorno prima. Dalle verifiche del caso emerge infatti che anche i documenti della Bmw sono falsificati. Scatta così la segnalazione alla polizia stradale di Treviso.

I ruoli. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Mara Giovanna De Donà, ha permesso di chiarire i ruoli dell’organizzazione. Il dominicano De Jesus Espinal ed il nomade Levak erano considerati le menti ed erano coloro che procacciavano le auto rubate o provento di illecito da destinare al mercato estero. Il veneziano Pastrello era invece il falsario. Era lui che falsificava i documenti d’identità dei membri dell’organizzazione e delle auto rubate destinate all’estero. Il padovano Baldan era invece il prestanome. Era lui, sotto falsa identità, a presentarsi nelle agenzie di pratiche automobilistiche per sbrigare le pratiche per la radiazione per esportazione all’estero. Infine Formica e il dominicano Pujols Medina erano i faccendieri e procacciatori di clienti dell’organizzazione.

Indagini in Svizzera. Il capo della procura di Treviso Michele Dalla Costa ed il comandante della Polstrada Alessandro De Ruosi hanno manifestato tutta la loro soddisfazione per l’esito di un’indagine che ha permesso di individuare completamente la filiera dal furto dell’auto fino all’ignaro destinatario estero del mezzo. «Un altro motivo di soddisfazione - spiega Dalla Costa - è l’ottimo rapporto di collaborazione con le autorità investigative svizzere che ci ha permesso di andare fino in fondo all’indagine». In Svizzera, nell’ambito della stessa indagine sono state arrestate nove persone dopo aver individuato una cinquantina di veicoli di dubbia provenienza, 39 dei quali sequestrati.

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