Traffico di droga, sei anni a Sorace

Il calabrese trapiantato a Silea avrebbe mediato con la ’ndrangheta

SILEA. Quarantasette anni e due mesi di reclusione e quasi 250 mila euro di multa per dodici imputati, altri due rinviati a giudizio e un quindicesimo assolto. Questa la condanna complessiva del giudice di Venezia per la banda che acquistava cocaina ed hashish dai calabresi della ’ndrangheta trapiantati a Milano e la vendeva nel Veneto. I carabinieri del Ros che hanno condotto le indagini avevano soprannominato «Zeffiro» l’operazione. Tra i dodici imputati, quasi tutti veneziani, c’è anche un residente di Silea: Vincenzo Sorace, di 54 anni, a cui sono stati inflitti sei anni di reclusione e 30mila euro di multa. Il magistrato ha sostanzialmente accolto le richieste avanzate dal pubblico ministero antimafia Rita Ugolini. A capo della banda c’era Luigi Biancato, deceduto per una grave malattia un anno fa: era lui a trattare con i calabresi trapiantati a Milano che gl i spedivano in veneto la droga. E Prosdocimo Biancato, 54 anni, di Dolo, negli interrogatori, aveva scaricato tutto sul fratello che ormai non poteva più difendersi. Erano imprenditori, gestivano un’importante ditta edile a Camponogara. Prosdocimo ha raccontato, tra l’altro, che il fratello si è inserito nel mercato della droga dopo che la loro società era andata in crisi ed era fallita. A mediare i rapporti tra Biancato e la ’ndrangheta, secondo le accuse, sarebbe stato proprio il calabrese trapiantato a Silea Vincenzo Sorace, che aveva uno stretto contatto con il trafficante calabrese Salvatore Larosa, che risulta sistemato in Costa Azzurra. Alcuni degli imputati sono noti pregiudicati della Riviera che erano stati arrestati in possesso che di venti che di quaranta grammi di cocaina, come Luca Livieri, rapinatore con una condanna alle spalle anche per l’omicidio di un carabiniere. Poi i carabinieri del Reparto operativo speciale hanno scoperto che era Luigi Biancato, grazie ai suoi contatti milanesi, a rifornirli. A nascondere la sostanza stupefacente quando arrivava era Gobbin, bidello senza precedenti penali in una scuola di Mellaredo: teneva la cocaina in casa sua.

Giorgio Cecchetti

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