Tornei di cricket multietnici al parco Uccio

Sono teenager, hanno fra i 15 e i 17 anni, ma non mancano i ragazzi più piccoli. Sono una trentina, da venti giorni si danno appuntamento ogni sera. Invece di giocare a calcio, si dilettano nel cricket. Sono soprattutto bengalesi e cingalesi, abitano nel quartiere di Santa Bona, fin da bimbi sono cresciuti con il mito di questa disciplina: in Bangladesh e Sri Lanka, come in India e Pakistan, è sport nazionale. Non provano a far gol, tirando calci a un pallone, ma fanno i battitori o i lanciatori, imparando ad agitare la tipica mazza in legno. Il parco San Martino, dedicato a “Uccio”, annegato nel 2005 a soli sei anni in una piscina di Jesolo, vive attraverso i giovani. Lo sport che diventa sinonimo di aggregazione e integrazione, lo sport che fa comunità e gruppo, lo sport che educa e trasmette emozioni.
Forse non c'era favola più bella per un parco che ricorda un bimbo, Pietro Tinelli, così presto strappato all'affetto dei cari e al mondo. Pare che tutto sia nato spontaneamente. Il bel tempo, le giornate che si allungano, il classico passaparola. L'allegra banda ha sistemato e attrezzato il prato, tolto qualche buchetta e realizzato un vero “pitch”, il rettangolo che è cuore pulsante del cricket. Si tratta di atleti ed ex tesserati della Olimpia Casteller di Paese, la società che ha fatto della disciplina anglosassone una religione e un'opportunità d'inclusione sociale. Ruota attorno alle medie Casteller, un'istituzione a livello giovanile e non solo: otto trofei vinti in sei anni dall'Under 13, la perla dello scudetto senior femminile lo scorso anno. Come avviene per altre discipline, si comincia a 12 anni, ma non è detto che si prosegua: vuoi per ragioni logistiche, vuoi per ragioni economiche, anche se il sodalizio cerca di venire incontro e dare una mano.
L'Olimpia gioca alla Ghirada, ma si allena a Postioma: per chi non può essere accompagnato in macchina o non utilizza la bici, non è così facile arrivare. Ci sarebbe il treno, ma alcuni sono restii a muoversi. Capita che qualche ragazzo decida di mollare. Ma la passione è troppo forte e nascono i tornei improvvisati. La Federazione vorrebbe promuovere lo “street cricket”, favorendo la diffusione di uno sport ancora di nicchia, ma al parco San Martino c'è chi ha già anticipato i tempi. Bengalesi che chiamano altri bengalesi dalla vicina via Pisa, italiani che si uniscono, amici che si ritrovano. L'altra sera potevano formare tre squadre, all'ora di cena avevano già riposto mazze e palline nelle sacche. C'è chi, come Rosy Giunta, coordinatrice dell'attività dell'Olimpia, ci sta facendo un pensierino: «Quel parco sarebbe perfetto come pitch», auspica, «Ci piacerebbe utilizzarlo come sede di allenamento, così si aggregherebbero altri ragazzi che magari a Postioma non vengono più». Proprio, la settimana prossima, si vedrà con l'assessore Ofelio Michielan. Inizialmente, il motivo era un altro, ma non mancherà una domanda sul parco San Martino. La nuova “isola felice” del cricket.
Mattia Toffoletto
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