Tornano i ragazzi del patronato: a Vittorio Veneto i giochi da tavolo al posto dei tablet

Vittorio Veneto. A Ceneda i giovani dell’associazione Allit riportano in parrocchia i giochi da tavolo al posto del web

VITTORIO VENETO. Meglio un giro di dama o un’ora di chat? Per i ragazzi dell’“Associazione ludica ludus in tabula”, di Ceneda, è meglio ritrovarsi in patronato, al Costantini, dietro la cattedrale, è farsi una partita a scacchi, se proprio si ritiene troppo banale la dama.

Gabriele, Saqra, gli altri ccoetanei non sono dei ragazzini, ma studenti delle superiori e dell’università. Ormai da due anni provvedono alla gestione della sala-giochi del Costantini e organizzano serate a tema, rigorosamente improntate alla riscoperta dei tradizionali giochi da tavolo. Hanno iniziato per scommessa e oggi proseguono convintamente perché le adesioni non mancano. «Grazie all’associazione molti di noi possono provare giochi che non conoscevano o che non potevano permettersi di comprare.

Il nostro “armamentario” di giochi è davvero molto vasto, va da quelli molto semplici ad altri che richiedono ore e ore per essere portati a termine. La collezione si sta ancora componendo, sia con donazioni dei nostri soci che con acquisti fatti con le disponibilità economiche dell’associazione». Sono ormai decine i giochi che hanno a disposizione. Tanti quelli stranieri, magari sconosciuti ai più. Tanti li hanno ricevuti in dono. Alcuni li hanno acquistati, per cui hanno dovuto autofinanziarsi. «No, non spilliamo i soldi ai genitori, ma organizziamo – spiegano - delle “Cene con delitto” dove ognuno ha un ruolo e degli obiettivi da seguire, o delle gare di giochi, che noi chiamiamo “Allit party”".

L’ultima si è tenuta il 3 marzo. "La cena era a tema storico, ambientata nel capodanno italiano del '45 – raccontano i protagonisti -. I partecipanti, vestiti come all'epoca, si sono ritrovati in un contesto dove inganni e segreti erano nascosti dietro ogni frase ed ogni gesto! Come capire di chi fidarsi? Chi sono gli amici e chi i nemici? Una corsa contro il tempo perché ognuno può soccombere in qualunque modo e momento, serata dal finale inaspettato e geniale». Chi non sa giocare a carte, oppure a scacchi o a dama, chi non ha nemmeno la minima idea di Monopoli, può imparare. Ma non solo assistendo ad una partita, bensì frequentando delle vere e proprie lezioni che i suoi coetanei organizzano, in base alla domanda. Il Museo della battaglia è a 30 metri.

E i ragazzi si sono messi a disposizione per organizzare la rassegna “Non è un gioco”, incentrata su tutti quei giochi che trattano il tema della guerra, in quest’anno molto importante per la nostra città e per la sua memoria storica». “Allit”, così si chiama l’associazione, dispone pure di un profilo Facebook, per informare sulle diverse attività. Il gioco, in questo caso, è l’occasione per trovarsi insieme.

«Ormai abbiamo più fiducia in un torneo di scacchi, che in una navigazione sui social. C’è infatti da preoccuparsi – ammettono – scoprendo ciò che ci viene riservato a nostra insaputa». 

 

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