Testamento biologico: Ca’ Sugana farà il registro

Mai più casi Ravasin, Eluana, Welby: anche il Comune di Treviso si doterà del regolamento per poter interrompere le proprie cure sanitarie
Di Federico Cipolla
Zago Treviso consiglio comunale
Zago Treviso consiglio comunale

Mai più casi Ravasin, Eluana, Welby: anche il Comune di Treviso si doterà del registro per il testamento biologico.

Ieri infatti tutti i capigruppo della maggioranza hanno presentato una proposta di regolamento che dovrà passare ora al vaglio di commissione, giunta e consiglio comunale, ma che comunque indica il percorso futuro di Ca’ Sugana.

Lo scopo primario è quello di sollecitare un’azione legislativa da parte del parlamento, ma anche agevolare la strada di chi vuole interrompere le proprie cure sanitarie e lasciarsi morire.

L’iniziativa è stata avviata da Elia Lunardelli e Sara Visentin, con una petizione che ha raccolto 400 firme solo a Treviso. Quindi il testo è stato fatto proprio dai consiglieri di maggioranza: «Questa amministrazione ha come obiettivo anche questo regolamento. Quindi abbiamo pensato che fosse un segnale politico importante recepire il documento», ha spiegato ieri Franco Rosi, in veste, questa volta, non di presidente del consiglio comunale ma di semplice consigliere comunale.

Una volta approvato il regolamento ogni trevigiano - basterà essere domiciliati - potrà dunque recarsi in Comune dove di fronte a un funzionario e a un notaio consegnerà la propria Dichiarazione Anticipata di Trattamento, in cui sarà indicato a quali cure sanitarie sottoporsi anche una volta perduta la capacità di intendere e di volere.

Un servizio che, sulla scorta di quanto avviene già a Venezia, sarà comunque gratuito, grazie a notai che si prestano volontariamente a certificare gli atti.

«Il segno dell’evoluzione della sensibilità dei cittadini su questo tema», ha aggiunto Sara Visentin, «è il fatto che hanno firmato persone che dieci anni fa ci avrebbero tacciato di essere quelli pro morte».

Il regolamento non potrà avere naturalmente un’efficacia totale senza una legislazione nazionale, i medici potranno infatti continuare a rifiutarsi di interrompere l’alimentazione. Ma se da una parte si tratta di uno strumento che garantisce qualche tutela in più a malati e medici, dall’altra punta a sensibilizzare il parlamento: «Se tutti i Comuni lo approvassero, dubito che il parlamento potrebbe ignorarlo», ha precisato Franco Rosi. Un passo ulteriore, per renderlo ancora più efficace, «potrebbe essere una convenzione con l’Usl, attraverso il comitato di biotica», ha aggiunto Visentin.

«Durante la precedente legislazione», ha spiegato Giovanni Tonella del Pd, «avevo sottoposto la questione, ma era stata fatta cadere. Abbiamo quindi iniziato un processo da proseguire per allargare il campo delle libertà».

«L’articolo 32 della Costituzione», gli ha fatto eco Said Chaibi di Sinistra Unita, «afferma che nessuno è obbligato a un determinato trattamento sanitario. Eppure non è stato tradotto nella normativa. Abbiamo uno spread consistente nei confronti dei diritti civili rispetto al nord Europa».

Ma se sul testamento biologico sono tutti concordi, Gianmario Bozzo di Per Treviso ci ha tenuto infine a segnare il confine: «Una scelta di libertà e civiltà. Ma sentir parlare di eutanasia mi vede assolutamente contrario». Ora non resta che attendere comunque ilpassaggio in giunta e ai Trecento, ma la strada dovrebbe essere in discesa, per un cambio di rotta deciso.

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