Telecamere abusive, multati i sindaci di Villorba e Preganziol

VILLORBA. I sindaci di Villorba e Preganziol, Marco Serena e Paolo Galeano, sono stati multati dal Ministero dello sviluppo economico. E questa volta a pagare la sanzione da 600 euro dovranno essere loro stessi e non le casse comunali. Ma quel che fa gridare allo scandalo entrambi è il fatto che la sanzione sia stata comminata per l'impianto di videosorveglianza comunale, che il Mise ha giudicato "privato". Roba da rendere fiero Azzeccagarbugli. Il risultato però è che se Galeano ha scelto la via morbida, «Intanto pago, e poi vediamo», Serena adotterà la linea dura: «Spegnerò le telecamere, comprese quelle pagate dal Comune e installate davanti alla caserma dei carabinieri; poi ci opporremo alla sanzione».
Ma l'allarme sanzione suona ora per tutti i Comuni. La vicenda ha il suo prologo nel 2015, quando il Ministero dello sviluppo economico manda in alcuni comuni d'Italia degli ispettori per controllare gli impianti di videosorveglianza. Due ispettori arrivano anche a Villorba e Preganziol. Ai sindaci appare subito chiaro il rischio di una sanzione a causa della mancanza di un'autorizzazione, non meglio precisata, all'installazione delle telecamere. Il problema tra l'altro viene posto in un incontro tra sindaci anche al prefetto Laura Lega. Poi sulla vicenda cala il silenzio. Fino a ieri, quando nei due municipi arrivano due sanzioni da 600 euro, di cui devono rispondere in solido i sindaci. Stando al verbale inviato dal Mise a Villorba, il Comune ha violato l'art. 102, comma 2, del decreto legislativo 259 del 2003. In cui si afferma che «chiunque installa od esercisce una rete di comunicazione elettronica ad uso privato, senza aver conseguito l'autorizzazione generale, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300 a 3.000 euro».
«Ma la rete è di proprietà pubblica», sbotta Serena, «sono 60 telecamere, molte delle quali installate durante l'amministrazione Scattolon, su un piano redatto dal Consorzio Priula: non si può chiedere collaborazione ai comuni in termini di sicurezza, chiedendo ai sindaci di sostituirsi all'inerzia dello Stato, e poi mandare il ministero a sanzionarli». Il fatto che il Mise ritenga l'impianto di videosorveglianza privato, sarebbe legato al fatto, che a prescindere dalla proprietà dello stesso, appunto pubblica, il suo uso, e la visione delle immagini, è riservato ad alcune persone, come la polizia locale, e non a tutti. «Un paradosso –sostiene Galeano –, stiamo cercando di capirci qualcosa in più. Per noi potrebbe anche essere legato al fatto che ci viene chiesto un canone di affitto per la fibra utilizzata dalle telecamere». Pochi mesi fa il comune di Villorba si era trovato di fronte ad un altra sanzione originale: era stato chiesto il pagamento del canone Rai per gli schermi utilizzati negli uffici comunali come "saltacoda". Ma quella volta una letteraccia del sindaco fece annullare la multa.
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