Tbc, contagiata un’altra bimba a Motta di Livenza: è stata ricoverata in pediatria

MOTTA DI LIVENZA. Diagnosticato un nuovo caso di tubercolosi nella scuola primaria di Motta di Livenza interessata da un focolaio epidemico. Si tratta di uno degli 11 bambini risultati positivi al test Mantoux, nell’ambito dello screening esteso all’intera scuola. Lo screening allargato era stato effettuato a seguito dei due casi di tubercolosi ai danni di maestre e dei tre casi ai danni di bambini.
bimba di 8 anni. Questo ulteriore caso riguarda una bambina di otto anni, inserita in una classe in cui la maestra ritenuta il “caso indice”, ovvero colei dalla quale il focolaio epidemico sarebbe partito, aveva fatto occasionalmente supplenza.
La bambina, risultata positiva oltre che al Mantoux anche agli approfondimenti laboratoristici, è stata ricoverata in Pediatria, dove seguirà apposita terapia. Come da protocollo sarà effettuato il test Mantoux sui suoi familiari (compagni e personale della scuola sono già stati tutti monitorati).
altri 10 negativi. I primi approfondimenti diagnostici effettuati sugli altri 10 bimbi risultati positivi all’ultima batteria di test Mantoux sono, invece risultati negativi.
Presi di mira in classe. E sono giorni difficili per i bambini risultati positivi al test Mantoux alla scuola elementare: l’istituto scolastico è costretto a ricorrere agli psicologi. Non sarebbero bastate le rassicurazioni fornite nei giorni scorsi dall’Usl, sull’impossibilità di ulteriori contagi tra i bambini. La paura non passa, tra i genitori, e le conseguenze si stanno ripercuotendo sui bambini risultati positivi al test Mantoux. Battute infelici e frecciatine verso gli alunni rientrati, bambini trattati come dei “paria” dai compagni di scuola. Figli che fungono da cassa di risonanza delle preoccupazioni dei genitori e che quindi si sfogano con prese in giro verso i piccoli risultati positivi al test.
La scuola interviene. Il corpo insegnanti è intervenuto diverse volte per spiegare ai piccolo studenti che non c’è pericolo. La classe che finora ha subito più pressioni è quella da cui è partito tutto. Un peso troppo grande per le spalle di questi piccoli alunni che hanno subìto alcuni test più o meno invasivi. Proprio per questo l’istituto, con la collaborazione dell’amministrazione comunale, ha chiesto il supporto dell’Uls per un aiuto psicologico a scuola . «L’Uls fornirà in effetti un aiuto a bambini e i genitori», conferma il preside Michele Botteo, «Oggi stesso terremo una riunione studiare un piano di azione, saranno presenti i servizi sociali, medici e psicologi dell’Uls. L’idea è di creare uno sportello per il supporto psicologico alle famiglie e alle attività nelle classi, per spiegare al meglio ai bambini quanto è avvenuto. Il nostro pensiero va soprattutto alle famiglie degli alunni risultati positivi. Sono momenti difficili, noi siamo presenti per supportarli».
Isolamento. Una conseguenza, quella dell’isolamento, dettata dalla preoccupazione e dalla poca fiducia di alcuni genitori nei confronti del personale medico, che fin dall’inizio ha lavorato in maniera celere e attenta per individuare la causa del focolaio.
Il preside. I bambini risultati positivi al test Mantoux , un’esame che non indica la presenza della malattia, ma che la persona è entrata in contatto col bacillo di Koch, sono circa una trentina e si stanno sottoponendo alla chemio-profilassi precauzionale, una terapia antibiotica della durata di un mese con un unico farmaco chiamato isoniaziade che spegnerà sul nascere le possibili conseguenze del contatto infettivo. I bambini risultati positivi alla Mantoux, come gli ultimi due casi di tbc, non sono infettivi e quindi pericolosi per i compagni di scuola o per gli adulti. «Non mi sbilancio», conclude il preside, «ma spero che per maggio il capitolo sia chiuso e che per i bambini, come ha detto il dottor Cinquetti, questa esperienza diventi un ricordo lontano».
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