Tata Lucia conquista la città Lei: Fb ai figli solo dopo i 18

Tata Lucia arriva a Treviso. Ed è subito un successo di pubblico. Non solo nella sala dell’auditorium del Pio X, dove la nanny più celebre d’Italia, protagonista del programma su La7 «Sos Tata», ha...
TOME' TREVISO TATA LUCIA AL PIO X¡
TOME' TREVISO TATA LUCIA AL PIO X¡

Tata Lucia arriva a Treviso. Ed è subito un successo di pubblico. Non solo nella sala dell’auditorium del Pio X, dove la nanny più celebre d’Italia, protagonista del programma su La7 «Sos Tata», ha richiamato ieri pomeriggio più di 500 persone per l’incontro organizzato dall’associazione Famiglie 2000 di Treviso (che festeggia con questo evento i suoi vent’anni di vita). Ma anche in Calmaggiore, dove la Tata, dopo essere arrivata in treno, ha voluto fare una passeggiata. Decine e decine i papà, le mamme, i bimbi e i nonni che l’hanno voluta conoscere e le hanno voluto stringere la mano. Insomma, Lucia Rizzi è stata il vero e proprio evento dell’uggiosa domenica trevigiana. E all’incontro dispensa consigli alle famiglie, arrivati con i loro figli anche neonati. Fra il pubblico anche coppie straniere e mamme impegnate nell’allattamento. Cellulari, internet e televisione sono nel mirino. «La tecnologia deve essere usata con sapienza», dice la Tata, «Non dobbiamo delegare un figlio a questi mezzi. Non è possibile che un bambino alle medie esca da scuola e telefoni a casa per dire che va a studiare da un amico. Queste cose vanno decise prima. La famiglia deve telefonare alla famiglia dell’amico per informarsi e accordarsi la sera prima». Insomma, proibire il cellulare è possibile. «Non è mai morto nessuno per un “no”», dice Tata Lucia. E non è nemmeno così impossibile proibire l’uso di Facebook.

«Io lo vieterei fino a 18 anni», continua, «Non date mai la possibilità ai vostri figli di avere un computer in camera con collegamento ad internet e la televisione. Ci sono tanti ragazzi delle medie che hanno un orologio biologico per cui si alzano alle 2 di notte per andare in internet senza essere visti dai genitori. Ci sono pericoli tremendi a cui noi lasciamo in balia i nostri figli». Invita inoltre le famiglie alla sincerità e a dedicarsi di più a gesti di affetto. «Non accontentiamo i figli sempre», spiega, «Questo è amore debole. E se arriviamo a casa stressati dal lavoro, parliamo con i nostri figli e facciamo loro una carezza». Alle coppie un messaggio: «Ricordate che la passione è sacrificio». Anche in tempi di crisi, dove la famiglie sono messe a durissima prova. «Ma non è solo un problema economico», dice a margine dell’intervento, «Io sono figlia di una vedova che, dopo la guerra, a Milano, è rimasta sola con tre figli. Si può immaginare quanta fatica abbiamo fatto. Il problema principale è creare rete fra famiglie. È questo il tessuto positivo che aiuta a parare tutti i colpi». (l.c.)

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