A Treviso lo Stato Civile è intasato: ecco la tassa – stangata sulle cittadinanze
Il Comune approva il tariffario: 600 euro per i riconoscimenti, fino a 300 per le domande di certificati. Fino ad oggi era gratis: «Ma troppe richieste imprecise e a vuoto, con tanto lavoro inutile»

D’ora in avanti, prima di rivolgersi al Comune di Treviso per andare alla caccia di un lontano parente trevigiano utilissimo per ottenere la cittadinanza sarà bene avere le idee chiare, ma soprattutto il portafoglio pieno.
Il Comune ha infatti approvato il nuovo tariffario per l’accesso ai servizi “cittadinanze” dell’ufficio Stato Civile, ed è una stangata da centinaia di euro. «Non potevamo fare altrimenti» spiegano da Ca’ Sugana, «visto che l’ufficio oggi è tempestato di persone che fanno richieste di certificati senza sapere nemmeno dove vivesse e quando il loro parente».
Il costo per singola richiesta
Il peso del nuovo tariffario è doppio, sia per l’entità del costo vivo chiesto da Comune, sia perchè fino ad oggi il servizio offerto dall’ufficio Stato Civile era pressochè gratuito, e forse anche per questo richiestissimo.
Ca’ Sugana ha deciso di porre una tassa – o ufficialmente «contributo amministrativo» – pari a 600 euro per ciascun richiedente maggiorenne che chieda il riconoscimento della cittadinanza italiana; il pagamento di 300 euro per le domande di certificati ed estratti non corredate dell'identificazione esatta dell'anno di formazione dell'atto e della data di nascita e del nominativo della persona cui l'atto si riferisce; e il pagamento di 250 euro per domande di certificati fatte con «identificazione esatta» della persona.
Costi ineludibili, nessun rimborso
Si tratta di costi dovuti, ineludibili, da pagare attraverso circuito certificato pagoPA (e non attraverso altre procedure) e soprattutto da saldare nell’immediatezza delle richiesta, indipendentemente dal fatto che la ricerca degli atti fatta dall’ufficio dia esito positivo.
«Qualora non si riuscisse a individuare nessun parente secondo le indicazioni date» specifica infatti il regolamento del tariffario, «non vi sarà alcun rimborso».
Le ragioni
Treviso applica – va detto – un tariffario permesso dalla norma, con l’obiettivo specifico di scoraggiare l’assalto allo Stato Civile registrato negli ultimi anni. Pur a fronte di una sola ventina di cittadinanze riconosciute ogni anno, i dipendenti si sono trovati davanti fino a 20 domande di rilascio di certificati al giorno, il tutto «a fronte di un rilascio circa i 250 estratti ogni anno».
Una sproporzione che dimostra, spiega Ca’ Sugana, la grande mole di lavoro “a vuoto” fatta dagli uffici a causa di informazioni imprecise date dagli utenti su persone introvabili nello storico dell’anagrafe e forse perché mai effettivamente trevigiane. Di qui la stretta, anche forse per evitare le circostanze che nell’autunno scorso fecero scattare l’inchiesta che immortalò il vero business delle cittadinanze gestito da brasiliani.
Gli altri Comuni
Altri comuni trevigiani come Spresiano e Cornuda hanno rivisto a rialzo i loro costi anticipando la decisione di Treviso, il Veneto ad oggi va ancora in ordine sparso con Padova a chiedere 250 euro contro i 600 trevigiani, tanto per citare un esempio. Ma non è i rincari non stiano arrivando un po’ ovunque.
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