Suoni di Marca, concerti per molti ma non per tutti: «Duemila esclusi ed è meglio così»

Ingressi chiusi nella serata di Raf per i limiti alla capienza. Il bilancio finale di Gatto: «Un festival a misura di città»

Tommaso Miele
Suoni di Marca
Suoni di Marca

Si è conclusa ieri sera con l’esibizione di Cisco e degli ex Modena City Ramblers, anticipati dai Los Massadores, la trentacinquesima edizione di Suoni di Marca. Sedici serate musicali consecutive (con lo sfortunato giovedì della mancata esibizione di Pupo causa maltempo) che hanno convogliato sulle mura circa 80 mila persone, celebrando un rito collettivo ormai diventato parte dell’estate in città.

Paolo Gatto, direttore artistico dell’evento, esprime la sua soddisfazione per un altro luglio musicale andato in porto. «Suoni di Marca è un festival trasversale, che continua a puntare sulla ricerca dell’equilibrio tra i generi. Sono transitati sulle Mura gruppi e artisti di tutti i tipi, dando all’atmosfera una patina sempre e comunque squisitamente pop», sottolinea.

Pienoni e limiti di capienza

Tra gli appuntamenti di maggior richiamo di questa edizione 2025, sicuramente quello del 21 luglio con Raf: rispettando l’ormai classico vincolo delle mille persone sotto il palco San Marco e quello delle cinquemila complessive nell’area, bilanciando ingressi e uscite, quella d’inizio settimana è stata anche la serata delle duemila persone che, nel rispetto dei vincoli sugli accessi, hanno dovuto assistere al concerto dai giardinetti sotto le mura.

«Dispiace sempre non poter fare entrare tutti, ma questo equilibrio che si è creato, con questi numeri, ci consente di gestire tutto con calma e ne beneficia anche la sicurezza complessiva», aggiunge Gatto. «I nostri contapersone sono in contatto diretto con la questura, e la capienza è mantenuta costante. Ma proprio quella sera, quelle stesse duemila persone che non sono potute entrare hanno ascoltato il concerto dai giardinetti con rispetto e sentendosi anch’esse parte dell’evento».

Novità e ristorazione

Tra le novità dell’anno, anche la serata Papeete di venerdì. «Sono arrivati i ragazzi che solitamente affollano le discoteche al mare», spiega Gatto, «Una piacevole ventata di gioventù che ha trasformato il sottopalco in una discoteca diffusa». Tra le soddisfazioni maggiori, anche quella del ritorno alla normalità sul versante ristorazione.

«C’è stato un buon coinvolgimento dei ristoratori dopo anni di crisi: le persone sono tornate a passeggiare sulle mura, questo era già chiaro dopo il Covid, ma soprattutto si cena durante e all’interno del festival. C’è chi magari è venuto anche solo per bere una birra e mangiare qualcosa, lo riteniamo un bel risultato».

Niente big

L’ultima riflessione di Gatto è dedicata al 2026. «Quello che ci ha insegnato questa edizione è l’importanza di continuare a essere popolari, trasversali, per tutti i palati. La serata di Raf è stata super, ma non certo da meno quella del Grupo Compay Segundo o quella carica di rock de Le Vibrazioni... La nostra forza è questa: non porteremo nomi come quelli di Cremonini o della Consoli sulle Mura, ma chi verrà avrà sempre la sensazione di essere protagonista di un festival unico». Nel frattempo, in attesa di Suoni numero 36, il prossimo 5 settembre ci sarà Tony Hadley a Badoere, per un concerto co-organizzato da Suoni di Marca e il Comune di Morgano. —

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