Stop ai cellulari in classe: «Più dialogo e relazioni coi telefoni nei cassetti»
La soddisfazione di professori e dirigenti, nessun caso di trasgressione, ma c’è chi avanza la proposta: «Almeno consentirne l’uso per le lezioni»

«Ora tutti parlano di più». Lo dicono i presidi, i docenti, gli stessi studenti a una settimana dalla ripresa della scuola nel segno del divieto assoluto ai cellulari.
«Durante l'intervallo socializzano fra loro come non si vedeva da tempo», è ancora più esplicita Renata Moretti, dirigente del Besta. Il collegio docenti del Duca degli Abruzzi, nel contempo, ha intenzione di scrivere al ministro Valditara per chiedere un piccolo strappo alla regola: «Si consenta il cellulare almeno a uso didattico».
E se in alcuni istituti la crociata agli smartphone era partita già anni fa (il Da Vinci, fra i pionieri, ha le cassettine da 15 anni), per le altre scuole superiori la svolta impressa dal ministro dell'Istruzione ha rappresentato un cambiamento radicale, considerando che ora i cellulari sono banditi anche a ricreazione. Un cambiamento netto che i ragazzi sembrano aver già assorbito.
Eloquente, in tal senso, la testimonianza di Angelo Visentin, docente di storia e filosofia al Duca: «Ora all'intervallo ci metto più tempo ad attraversare il corridoio. I ragazzi formano capannelli per chiacchierare fra loro, non li vedi più in disparte a smanettare. Sono tornati a chiacchierare, si stanno disintossicando. E nessuno ha fatto osservazioni». La sensazione generale è che ne potranno guadagnare le relazioni.
«I ragazzi hanno accettato il cambiamento in serenità, la socializzazione migliorerà. Non è che prima le relazioni non ci fossero, ma ora ne trarranno vantaggio. Il primo bilancio è positivo. Senza contare un altro aspetto: sapere che non puoi usare il cellulare e che devi rispettare questa regola, è una forma di educazione civica», sottolinea Anna Durigon, preside del Mazzotti. Ci sono scuole, come il Giorgi-Fermi, che già l'anno scorso avevano introdotto gli armadietti (seppur solo per il biennio) per mettere sotto chiave i cellulari. Ce ne sono altre, come il Besta, che l'hanno fatto solo quest'estate. Motivo per cui la svolta ha un impatto maggiore. Renata Moretti, dirigente del professionale di Borgo Cavour, aveva evidenziato nelle settimane scorse «il silenzio» che regnava negli ultimi anni in ricreazione, complice l'imperversare dello scrolling.
«Mi sembra che, almeno per ora, gli studenti stiano reagendo bene. Parlando di più fra loro», mette in evidenza la preside Moretti. Al Da Vinci lo stop in ricreazione era in vigore da tempo: «Nessuno ha sollevato obiezioni nemmeno fra i primi anni», spiega il dirigente Mario Dalle Carbonare. Feedback positivo anche dal Duca, da dove però si fa largo una proposta: «Siamo nell'era dell'intelligenza artificiale. Sarebbe utile permettere di usare il cellulare a scopo didattico, magari per certe materie. Scriveremo una lettera al ministro». E i ragazzi? Significative le parole di Serena, dell'Artistico: «Ora tutti parliamo di più». Altri, però, la pensano diversamente. Come Pietro, del Giorgi-Fermi: «Troppo rigida come norma, troppo toglierlo anche a ricreazione. Ci vorrà un po' di tempo per metabolizzarla, difficile cambiare in modo drastico dall'oggi al domani». —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso